La “dieta del silenzio”, cura per l’equilibrio psico-fisico

di Daniele Pace Commenta

Il silenzio come dieta per sentirsi bene. Secondo le ricerche, due ore di silenzio al giorno aiutano lo sviluppo cellulare dell'ippocampo.

Alle volte ci troviamo improvvisamente in luoghi senza rumore, e immaginiamo come sarebbe bello fare la “dieta del silenzio”. Sembra una battuta ma il tema è stato studiato dall’Università La Sapienza assieme all’Haifa University israeliana, e la definizione viene proprio dai ricercatori.

La dieta del silenzio esiste e fa bene. Questo è quello che emerge dagli studi condotti dai due atenei, che si sono concentrati sugli effetti benefici dell’assenza di rumore sul nostro corpo. Il mondo è sempre più rumoroso, tra auto, fabbriche, bip dei telefoni, e ormai siamo talmente immersi in questi rumori che non riusciamo più a percepire i benefici del silenzio.

Il silenzio invece fa bene, e che ne accorgiamo sempre quando d’un tratto, per qualche motivo, ci ritroviamo in un luogo silenzioso. Siamo più rilassati, riposati, reattivi. Una sensazione piacevole, che sembravamo aver dimenticato.

Perché il silenzio fa bene

I ricercatori hanno voluto indagare su questa sensazione di benessere che ci pervade, quando ci troviamo nel silenzio. E non è solo una sensazione, ma un fatto reale e benefico, che i ricercatori sono riusciti a rintracciare nel cervello.

Il silenzio ci rende più empatici, meno ansiosi, e a quanto pare, aiuta la memoria. Il tema è tanto vero da far organizzare la prima conferenza internazionale sul silenzio, la Icons, da parte dell’Istituto di ricerca Fondazione Patrizio Paoletti, che si occupa di neuro-psico-pedagogia didattica.

Il motivo dei benefici del silenzio è presto detto. Il rumore disturba il sonno e la concentrazione, provocando stress. Stress spesso sottovalutato che però è connesso ai problemi cardiocircolatori. E tra le conseguenze dei problemi di pressione c’è la perdita di memoria, e nei casi più gravi, anche le malattie che portano alla demenza.

Un’altra ricerca della Duke University ha concluso che con due ore di silenzio quotidiane, le cellule dell’ippocampo vengono stimolate e sviluppate. Questa regione è direttamente connessa alla memoria. La regressione di queste cellule invece è più probabile in luoghi rumorosi.

Alla conferenza Icons era presente anche l’Università dello Utah assieme a più di 20 scienziati ed esperti internazionali, che hanno presentato tre studi sperimentali sul silenzio e la meditazione. Anche il neuroscienziato ed esperto mondiale Moshe Bar ha argomentato come la meditazione e il silenzio servano a riconnettersi con noi stessi, e non solo in senso spirituale, perché gli effetti a livello cellulare sono evidenti.

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