La Commissione europea ha dato il via al deferimento dell’ Italia davanti alla Corte di giustizia del Lussemburgo per la questione dei rifiuti in Campania e a Napoli. In Campania c’è una minaccia all’ ambiente e alla salute umana. Per Bruxelles la spazzatura non raccolta ed i roghi rappresentano rischi seri per la salute e l’ ambiente provocando malattie ed inquinamento dell’ aria, dell’ acqua e della terra. Quindi bisogna dare priorità all’ attuazione di un piano di gestione dei rifiuti efficace attuando in modo appropriato infrastrutture di raccolta e trattamento dei rifiuti. Bruxelles ha deciso pertanto di portare l’ Italia davanti alla Corte Ue per il mancato rispetto della direttiva quadro sui rifiuti, che impone agli stati membri di vigilare affinchè i rifiuti siano recuperati o eliminati senza danni alla salute umana. Si ribadisce quindi che è vietato l’ abbandono o l’eliminazione senza controllo dei rifiuti. Serve una rete integrata e adeguata di siti per l’ eliminazione. Sebbene la crisi immediata sia stata recentemente contenuta con la pulizia delle strade in seguito alla nomina da parte del governo di un nuovo commissario straordinario per i rifiuti nella regione, la Commissione UE ritiene che le misure adottate siano insufficienti per risolvere sul lungo periodo il problema dei rifiuti in Campania ed impedire che gli eventi inaccettabili dell’ anno scorso si ripetano. ”Un nuovo piano di gestione regionale -ricorda Bruxelles- e’ stato adottato a fine dicembre 2007 ma la Commissione non puo’ ignorare che il piano precedente, adottato piu’ di 10 anni fa, non e’ mai stato correttamente applicato“.
rifiuti
Scoperto alla Sapienza di Roma un nuovo metodo di riutilizzo dei residui del caffè a basso impatto ambientale
Un procedimento innovativo, messo a punto da Roberto Lavecchia e Antonio Zuorro del Dipartimento di Ingegneria Chimica dell’Università di Roma La Sapienza, apre nuove prospettive per lo sfruttamento in senso ecologico dei residui di caffè, un rifiuto organico ad alto impatto ambientale prodotto nelle case e dalle industrie. L’ uso attuale dei chicchi di caffè è finalizzato alla produzione della bevanda e genera ingenti quantitativi di materiali di scarto che vengono solitamente smaltiti in discarica, con le conseguenze ambientali ed economiche che tale smaltimento comporta. I ricercatori della Sapienza hanno ora individuato nuovi processi di trasformazione per sfruttare anche i rifiuti derivanti dal caffè – i fondi casalinghi e i residui della produzione industriale del caffè solubile – ricavandone una vera e propria miniera di sostanze utili. Impiegando un solvente formato da acqua ed etanolo (il comune alcol presente nei vini e nei distillati di uva) i due studiosi sono infatti riusciti a recuperare oltre il 95 per cento dei polifenoli presenti nel caffè esausto. I polifenoli sono sostanze naturali con spiccate proprietà antiossidanti, usate nel settore cosmetico e dietetico-alimentare. I polifenoli estratti dal caffè hanno mostrato una capacità antiossidante superiore a quella di numerosi prodotti sintetici. Sia l’acqua che l’etanolo vengono integralmente recuperati al termine dell’estrazione e riutilizzati in ciclo chiuso, e in tal modo il processo non genera nessun tipo di rifiuto da smaltire. Il residuo solido che rimane dopo l’estrazione dei polifenoli si è rivelato poi un ottimo materiale per la rimozione dei metalli pesanti, utilizzabile per esempio per depurare acque contaminate da piombo, cadmio o da altre specie metalliche nocive. In alternativa, tenuto conto che il potere calorifico dei residui di estrazione del caffè è molto alto, addirittura superiore a quello del legno di migliore qualità, questo residuo potrebbe essere sfruttato sotto forma di pellets o bricchette per alimentare stufe, caldaie o caminetti.
Rifiuti: a Milano torna la raccolta differenziata dell’ umido
Il Comune di Milano ha deciso di ritentare la strada della raccolta differenziata dell’ umido, riproponendo ai milanesi il ritiro porta a porta già avviato nel 1996 e interrotto perchè
Ti riciclo in arte: mostra d’ arte contemporanea a Roma fino al 15 aprile
Ti riciclo in Arte (storie di plastica, carta, alluminio e vetro) è il titolo della mostra collettiva di arte contemporanea curata da Antonietta Campilongo. In mostra, una selezione di opere di pittura, scultura, fotografia, arte digitale, video e performance nei locali della Fonderia delle Arti di Roma. Il tema proposto affronta un aspetto di primaria importanza della società contemporanea, quello dei rifiuti solidi urbani e del ciclo di smaltimento e riciclaggio di materie riutilizzabili come plastica, carta, alluminio, vetro. Al frequente interrogativo sulle diverse strade e finalità dell’ espressione artistica, questa mostra risponde con il preciso intento di sensibilizzare artisti e pubblico al rispetto dell’ ambiente, sostenendo ogni percorso utile ad investire risorse ed energie nei processi di riutilizzo delle materie prime. L’affluenza dei visitatori e degli addetti del settore finora è stata veramente alta e la manifestazione ha suscitato un forte interesse da parte dei media. L’evento è stato seguito, in particolare, dalla RAI TV che ha inviato una troupe del Tg3 Nazionale e una del Tg3 Lazio, effettuando numerose riprese ed interviste agli artisti. La mostra resterà aperta fino al 15 aprile, l’ ingresso è libero.
Ambiente e benessere dei cittadini: premio comuni virtuosi 2008
E’ partita la seconda edizione del Premio Comuni a 5 stelle, promosso dall’ Associazione nazionale dei Comuni Virtuosi in collaborazione con Città del Bio, l’ associazione Fazz Club, e con il patrocinio dell’ANCI, Res Tipica e Movimento per la Decrescita Felice. Il premio si fonda sulle buone prassi amministrative, adottate da ciascun comune, per valorizzare piani ecologici e di sviluppo del benessere del cittadino. L’obiettivo che muove fin dalla nascita gli amministratori della Rete dei Comuni Virtuosi, è la diffusione di politiche e scelte quotidiane orientate a diminuire l’ impatto ambientale delle pubbliche amministrazioni e, più in generale, delle comunità locali, a favore dell’ ecologia. Al premio, giunto quest’anno alla sua seconda edizione, possono concorrere tutti gli enti locali che abbiano avviato politiche (azioni, iniziative, progetti caratterizzati da concretezza a favore dell’ ecologia ambientale) di sensibilizzazione e di sostegno alle “buone pratiche locali” con particolare riferimento alle seguenti categorie:
– gestione del territorio (Opzione cementificazione zero, recupero aree dismesse, progettazione partecipata, bioedilizia, ecc.);
– impronta ecologica della “macchina comunale” (efficienza energetica, acquisti verdi, mense biologiche, ecc.);
– rifiuti (raccolta differenziata porta a porta spinta, progetti per la riduzione dei rifiuti e riuso);
– mobilità sostenibile (car-sharing, car-pooling, traporto pubblico integrato, piedibus, biocombustibili, ecc.);
– nuovi stili di vita (progetti per stimolare nella cittadinanza scelte quotidiane sobrie e sostenibili, quali: filiera corta, disimballo dei territori, diffusione commercio equo e solidale, autoproduzione, finanza etica, ecc.).
Nei rifiuti finisce metà del cibo inglese
Evidentemente gli inglesi non hanno problemi di emergenza-rifiuti o difficoltà ad arrivare con lo stipendio alla quarta settimana del mese: secondo una ricerca pubblicata in Gran Bretagna, metà del cibo prodotto finisce nei rifiuti. Uno spreco di circa 20 milioni di tonnellate di cibo all’anno. Circa 16 milioni di tonnellate di cibo viene buttato via da privati, negozi, hotel, ristoranti e aziende, il resto viene distrutto nel percorso tra campi e negozi. La ricerca è stata condotta da Lord Haskins of Skidby, ex consulente del governo dell’ agricoltura. Si tratta di uno spreco di cibo che risolverebbe i problemi della fame in molti paesi, ad esempio equivale a 40 volte quello che servirebbe al Burundi, dove il 44% della popolazione è malnutrita. La fame di parte della popolazione mondiale è un problema che si è riscontrato sempre durante la storia, ma nell’epoca moderna più che mai. Molte regioni africane o sudamericane soffrono dell’oppressione di aziende multinazionali che sfruttano le risorse del luogo approfittando della povertà dello stato e non sostengono gli abitanti dalla miseria che esse stesse provocano. In questo modo il divario non fa che crescere e nei paesi del primo mondo si continua nello spreco…
Rifiuti: THOR, il sistema di riciclaggio indifferenziato
Thor è un sistema che permette di recuperare e raffinare i rifiuti solidi urbani senza passare per i cassonetti differenziati. Costa un quinto dei costi di smaltimento di un inceneritore e restituisce materiali utili e combustibile. Quanto sia problematico il trattamento dei rifiuti, lo dimostra l’emergenza rifiuti della Campania. Ma i rifiuti solidi urbani possono rappresentare anche una risorsa. In questa direzione va Thor, un sistema sviluppato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche insieme alla Società ASSING SpA di Roma. Un passo oltre la raccolta differenziata e il semplice incenerimento, con cui i rifiuti diventano una risorsa e che comporta un costo decisamente inferiore a quello di un inceneritore. Thor (Total house waste recycling – riciclaggio completo dei rifiuti domestici) è una tecnologia ideata e sviluppata interamente in Italia dalla ricerca congiunta pubblica e privata, che si basa su un processo di raffinazione meccanica (meccano-raffinazione) dei materiali di scarto, i quali vengono trattati in modo da separare tutte le componenti utili dalle sostanze dannose o inservibili. Come un mulino di nuova generazione, l’impianto Thor riduce i rifiuti a dimensioni microscopiche, inferiori a dieci millesimi di millimetro. Il risultato dell’intero processo è una materia omogenea, purificata dalle parti dannose e dal contenuto calorifico, utilizzabile come combustibile e paragonabile ad un carbone di buona qualità. “Un impianto di meccano-raffinazione di taglia medio-piccola da 20 mila tonnellate di rifiuti l’anno presenta costi di circa 40 euro per tonnellata di materiale“, spiega Paolo Plescia. “Per una identica quantità, una discarica ne richiederebbe almeno 100 e un inceneritore 250 euro. A questi costi vanno aggiunti quelli di gestione, e in particolare le spese legate allo smaltimento delle scorie e ceneri per gli inceneritori, o della gestione degli odori e dei gas delle discariche, entrambi inesistenti nel Thor.”
Combustibile da rifiuti: qualità e risparmio
L’utilizzo del combustibile da rifiuti di qualità elevata nei cementifici e nelle centrali elettriche garantisce un risparmio di 650 milioni di euro all’anno. E’ la stima di Nomisma Energia, rilevata nell’ambito di uno studio sulle potenzialità di impiego del combustibile da rifiuti di qualità elevata (Cdr-q), presentato a Roma. Nel dettaglio, secondo i dati di Nomisma Energia, si risparmierebbero 158,1 milioni per il consumo dei combustibili fossili importati; 137,4 milioni per minori emissioni di Co2; 342,9 milioni per il valore dei certificati verdi per elettricità rinnovabili e 11,3 milioni per il valore dei certificati bianchi per il risparmio energetico dei cementifici. I benefici, secondo quanto sottolinea lo studio, non sono solo economici ma anche ambientali, visto che il Cdr-q garantisce – si legge nel comunicato – “la riduzione delle emissioni di Co2 di 7 milioni di tonnellate all’anno, l’aumento della produzione di elettricità da fonti rinnovabili per 2,7 Twh all’anno e il risparmio energetico di 0,33 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep) all’anno nei cementifici“. Il Cdr-q e’ un particolare tipo di combustibile che si ricava dalla lavorazione dei rifiuti, ottenuto dalla separazione, lavorazione e ri-composizione dei rifiuti solidi urbani, e deve essere impiegato nella co-combustione in centrali elettriche o nei cementifici. “Dal 1995 al 2007 – si legge nella nota – la produzione di rifiuti urbani in Italia e’ cresciuta del 27%, 7 milioni di tonnellate in più ad un nuovo record di 33 milioni di tonnellate. L’Italia e’ fra i Paesi più arretrati in quanto destina ancora gran parte dei propri rifiuti, oltre il 60%, a discarica, contro un valore medio europeo del 38%”. Il vantaggio del Cdr-q “riguarda il suo contenuto di biomassa, circa il 50%, che in tutti i Paesi industrializzati e’ riconosciuta essere una fonte rinnovabile“.
Energia elettrica dalla spazzatura con il termovalorizzatore ecologico
Smaltire tonnellate di rifiuti solidi tossico – nocivi o utilizzare CDR (combustibile derivato da rifiuti) trasformandoli in energia elettrica a basso impatto ambientale. E’ quanto si propone di fare il progetto coordinato da Giovanni Bonizzoni dell’Istituto di fisica del plasma (Ifp) del Cnr di Milano, che ha sviluppato un impianto di termovalorizzazione capace di sfruttare la tecnologia della torcia al plasma. “Le torce al plasma sono state sviluppate inizialmente dalla Nasa per rispondere alle esigenze di ricerca e sviluppo di materiali in grado di resistere alle altissime temperature generate dall’attrito dell’aria durante le missioni spaziali“, spiega Bonizzoni. “In seguito hanno avuto numerosissime applicazioni industriali, nel settore metallurgico, meccanico e per lo smaltimento dei rifiuti“. L’impianto progettato dal ricercatore dell’Ifp-Cnr consente di distruggere rifiuti solidi organici recuperandone il contenuto energetico mediante l’utilizzo di torce al plasma e senza emissione nell’aria di gas tossici. Come illustra Bonizzoni: “L’applicazione della torcia al plasma sui rifiuti permette di produrre una zona di reazione a controllata presenza di ossigeno, dove la temperatura è compresa tra i 3.000 e i 4.000 °C. In tale area le molecole organiche si decompongono completamente, mentre i materiali inorganici vengono fusi senza che si inneschino quei processi combustivi che danno luogo alla formazione di composti tossici, reazione tipica degli usuali processi di combustione dei rifiuti. Il processo genera due soli prodotti: tutti gli elementi organici contenuti nei rifiuti solidi si trasformano in gas di sintesi a elevato potere calorifico che può essere, a questo punto, immesso in una turbina a gas e quindi utilizzato direttamente per la produzione di energia elettrica senza necessità di passaggio attraverso il ciclo caldaia-vapore-turbina“.
Sabato 1 marzo DISIMBALLIAMOCI 2008: campagna per la riduzione dei rifiuti
I recenti fatti avvenuti in Campania hanno riportato in primo piano sui media nazionali le questioni legate allo smaltimento dei rifiuti. Il caso limite e paradossale dell’emergenza Campania – frutto prevedibile di politiche inesistenti e rimpalli di responsabilità che hanno fatto la fortuna di ecofurbi ed ecomafiosi – conferma che i rifiuti costituiscono una delle più gravi emergenze ambientali con cui non solo l’Italia si trova a fare i conti. Per concorrere ad invertire la tendenza, i circoli di Legambiente propongono un’azione compatta di informazione e sensibilizzazione: DISIMBALLIAMOCI. Sabato 1 marzo 2008 in tutta Italia ci saranno presidi agli ingressi di supermercati ed ipermercati per sensibilizzare i cittadini e le catene di distribuzione sull’uso eccessivo degli imballaggi che avvolgono i prodotti in vendita. Spesso sono inutili e finiscono dalla busta della spesa direttamente in quella della spazzatura con un impatto ambientale notevole. Si tratta di migliaia di tonnellate di rifiuti inutili che si potrebbero risparmiare alle tasche dei cittadini e alla salute del Pianeta. Alla fine della giornata, dopo l’opportuna separazione degli imballaggi inutili, il tutto sarà avviato al circuito virtuoso della raccolta differenziata per il successivo riciclaggio. La parola d’ordine è DISIMBALLIAMOCI! Basta con gli sprechi inutili, basta con le chiacchiere, cominciamo noi, subito, adesso, a diminuire i rifiuti. Se siamo tanti e uniti possiamo influenzare il mercato con acquisti consapevoli, meno impattanti, che incidono meno nei nostri bilanci.