L’AIRC compie 50 anni

di Redazione Commenta

Mentre in Italia nasceva AIRC, nel mondo iniziavano i grandi studi epidemiologici sugli stili di vita che hanno fornito indicazioni pratiche per prevenire i tumori.

Approfittando di un importante anniversario, i 50 anni dell’AIRC, vi proponiamo quanto si legge sul sito airc.it.

L’alimentazione, la sedentarietà, il consumo di alcol, il fumo. Fino a pochi decenni fa in pochi credevano che queste abitudini potessero avere un qualche ruolo nello sviluppo del cancro.

Oggi invece sappiamo che quasi la metà di tutti i tumori è in qualche modo legata ai nostri comportamenti. Merito della ricerca, anche di quella sostenuta da AIRC, se dati solidi hanno associato gli stili di vita ai tumori e indebolito luoghi comuni piuttosto tenaci. Così oggi tutto è cambiato: sappiamo che il cancro dipende  anche da noi  e che possiamo cercare di evitarlo.

Sembra ieri il 1965. Eppure, fino ad allora in Italia era possibile entrare tranquillamente in un ospedale, attraversare le corsie e visitare i malati con una sigaretta accesa in bocca.

Altri tempi: benché la correlazione tra fumo da sigaretta e cancro fosse nota da tempo, la sensibilità al problema era ancora scarsa. Tanto per dare l’idea del clima di quei decenni, nel 1985 il Ministro della Salute presentò un disegno di legge per estendere il divieto di fumo anche a ristoranti e luoghi di lavoro e la legge finì nel dimenticatoio dopo infinite polemiche.

Ne è stata fatta di strada da allora. Decenni di ricerca, in cui AIRC ha svolto un ruolo importante, sostenendo decine di ricercatori che hanno rafforzato le prove già solidissime di quanto sia forte l’influenza del fumo sull’insorgenza del cancro al polmone. Più in generale, è stato chiarito il ruolo complessivo degli stili di vita nella genesi dei tumori. L’alimentazione, la sedentarietà, il consumo di alcol. Tutte abitudini che in passato si riteneva avessero poco a che fare con il cancro e che, invece, prima studi isolati, poi ricerche via via più importanti hanno lentamente chiarito. Fino ad arrivare a quello che è diventato uno dei capisaldi delle nostre conoscenze sul rapporto tra stili di vita e cancro: lo studio EPIC  (European Prospective Investigation Into Cancer And Nutrition).

Un enorme sforzo, sostenuto anche da AIRC, che ha consentito di analizzare la dieta, gli stili di vita, la storia clinica e altre caratteristiche di oltre 500.000 persone arruolate da 23 centri di ricerca in 10 Paesi europei.

Grazie allo studio EPIC, che ancora produce risultati attraverso le nuove analisi dell’immensa mole di dati raccolti, oggi sappiamo per esempio che quattro tumori su 10 in Europa sono provocati da stili di vita scorretti e da fattori ambientali: dal fumo, dall’alcol, da una dieta sbagliata, dal sovrappeso, dalla sedentarietà, da infezioni, da esposizione a radiazioni o a sostanze cancerogene sul luogo di lavoro, dall’uso della terapia ormonale sostitutiva o dal non avere allattato. Si tratta di una scoperta di enorme e rassicurante valore poiché gli stessi dati ci dicono anche che chi non fuma, si mantiene attivo, beve poco alcol e mangia almeno cinque porzioni di frutta e verdura al giorno vive in media 14 anni più̀ di chi non segue nessuna di queste raccomandazioni. L’aumento della speranza di vita  deriva dal fatto che così ci si ammala meno non solo di cancro, ma anche di altre malattie, specie quelle cardiovascolari.

Così, il continuo lavoro dei ricercatori ha prodotto semplici indicazioni pratiche  che tutti possono mettere in atto per trarne grandi benefici: ammalarsi di meno, vivere più a lungo e meglio. Non è forse questo lo scopo della ricerca?

 

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