Nuova scoperta: le spugne marine della baia di Manado alleate contro uno dei mali più grandi delle donne

di Daniele Pace Commenta

La manzamina A: una sostanza prodotta dalle spugne marine che sembra essere in grado di bloccare la crescita delle cellule tumorali.

Sulle barriere coralline dell’Indonesia, più precisamente nella baia di Manado, potrebbe esser stata fatta una scoperta importantissima. Pare che una sostanza contenuta nelle spugne marine possa aiutare a bloccare la duplicazione cellulare del cancro alla cervice uterina.

A dare la notizia sono stati i ricercatori della Medical University of South Carolina (MUSC) insieme ai ricercatori dell’Università della Carolina del Sud (UofSC), del College of Charleston, della Gadjah Mada University in Indonesia e dell’University of Malaya in Malesia.

La ricerca è stata pubblicata sul Journal of Natural Products. Nel comunicato è stato reso noto che le spugne riescono a produrre una molecola, la manzamina A, la quale è in grado di bloccare la crescita delle cellule tumorali dell’utero e l’herpes. Secondo gli studi effettuati infatti, la manzamina A è in grado di impedire la duplicazione delle cellule tumorali causando la morte di alcune cellule, ma non colpisce quelle non cancerose.

Il tumore del collo dell’utero è il terzo tipo di tumore più diffuso tra le donne dopo quello al seno e al colon-retto. La cervice uterina è formata da due tipi cellulari diversi che possono dar vita a due diversi tipi di tumori: il carcinoma a cellule squamose e l’adenocarcinoma).

Il gruppo di Hamann aveva già individuato sostanze utili a combattere il melanoma e il tumore alla prostata e al pancreas. Lo stesso Mark T. Hamann ha dichiarato:

“Questa è una nuova entusiasmante applicazione di una molecola che in precedenza ha mostrato un potenziale significativo per il controllo della malaria e ha buone proprietà farmacologiche. I prodotti naturali hanno portato allo sviluppo della maggior parte dei nostri antibiotici e terapie anti-cancro e molti farmaci per il controllo del dolore”.

La proposta degli scienziati è quella di coltivare la spugna non solo per poterla studiare meglio, ma anche a beneficio dell’ambiente marino indonesiano. Numerosi brevetti sono stati depositati sulla manzamina A e una startup è in fase di realizzazione.

“I prossimi passi sono di stabilire la sua rilevanza clinica – dice Hamann. Ma, anche se queste molecole possono essere sintetizzate in laboratorio, Hamann non pensa che sia il processo migliore. “La maggior parte dei materiali di partenza per la sintesi di laboratorio sono derivati ​​dal petrolio. Al contrario, le spugne nel loro habitat naturale possono essere coltivate con successo e, a differenza di altre forme di acquacoltura, pulire l’ambiente”.

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