Il languishing: l’incapacità di provare emozioni, il nuovo malessere

di Daniele Pace Commenta

Fenomeno del languishing

Uno studio pubblicato sul New York Times, introduce il concetto di “languishing”. Scrive lo psicologo Adam Grant, docente alla University of Pennsylvania e autore del libro “Think again”: il languishing è l’assenza di emozione, uno stato umorale tendente alla depressione, ma che dalla depressione si distingue per diversi aspetti. E’ uno stato di disorientamento, di confusione, di apatia, di totale assenza di passione. Questo profondo senso di vuoto, questa incapacità di provare emozioni, è il prefetto risultato di quest’ultimo anno.

 

Lo stato d’emergenza creato dalla pandemia, le continue restrizioni, la paura del contagio, lo stress causato dalla riorganizzazione della propria vita, la mancanza di una prospettiva futura, ha sconvolto completamente l’equilibrio emotivo. L’essere umano è perfettamente in grado di adattarsi al cambiamento: è proprio questa sua capacità che ha favorito la sua evoluzione; ma l’adattamento stesso, comporta una serie di sconvolgimenti dal punto di vista psico-emotivo: il languishing è il risultato di una fragilità comune, di una condizione superiore che ha favorito la caduta in uno stato di torpore.

 

Esiste una profonda differenza tra lo stato depressivo e lo stato di apatia: la depressione corrisponde ad un crollo, ad uno stato di negatività che amplifica l’angoscia, la paura, la mancanza di speranza. Il languishing, invece, si traduce come assenza di emozione e dunque come incapacità di prospettarsi verso il futuro, di emozionarsi, di gioire, specifica lo psicologo Adam Grant.

 

La fase iniziale di questo stato, è l’assenza di concentrazione: chi soffre di languishing, fa fatica a mettere a fuoco se stesso e ciò che lo circonda. E’ assenza di percezione di ciò che lo circonda, assenza di emozione. Questo stato psichico, somiglia molto di più all’apatia, all’assenza di desiderio. Non è nevrosi, non è depressione, è stasi, un silenzio assordante e spaventoso che causa uno stato di torpore. Letteralmente il languishing è il languore, quindi corrisponde ad una mancanza vera e propria, ad uno stato che spinge verso l’indifferenza, e verso l’incapacità di accorgersi di esserlo diventati, anche verso se stessi.

 

Questo stato di torpore, potrebbe costituire l’anticamera dei futuri casi depressivi. Non esiste ancora una cura per questo stato emotivo, se non il flusso, spiega Adam Grant. E’ importante contrastare la stasi con il fluire: bisogna immergersi in progetti, bisogna riempire le proprie giornate, trovare ogni giorno qualcosa di nuovo per cui emozionarsi, un nuovo modo per reinventarsi. Dunque, l’antidoto al languishing è il flusso, scorrere il più possibile.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>