Focus sul tumore alla prostata e alla cervice uterina

di Redazione Commenta

Il ministero della Salute offre una panoramica sul cancro evidenziando la situazione legata al tumore della prostata e al tumore della cervice uterina

Il punto di partenza è il report “I numeri del cancro in Italia 2016“, il censimento ufficiale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica-AIOM e dell’Associazione Italiana Registri Tumori-AIRTUM, giunto alla sesta edizione. Ecco quello che riassume il Ministero della Salute.

Focus sul tumore della prostata

Per la prima volta un capitolo del volume approfondisce il ruolo del test per la determinazione dell’Antigene Prostatico Specifico (PSA). “Agli inizi degli anni ‘90 l’introduzione di questo esame ha modificato profondamente l’epidemiologia del tumore della prostata – continua il prof. Pinto -. Il principale aspetto negativo dell’esecuzione non controllata di questo test è il rischio di sovradiagnosi, cioè di individuazione di tumori che non avrebbero dato luogo a sintomi e non sarebbero stati diagnosticati a causa della loro lenta crescita. Uno studio condotto in Europa su 162.387 uomini ha evidenziato, grazie a questo test, una netta riduzione della mortalità per carcinoma prostatico, pari al 21%. Ma i risultati non sono sufficienti a giustificare un’attività di screening su tutta la popolazione. Non sono infatti evidenti effetti nella diminuzione dei decessi tra gli over 70 e servono strategie migliori per minimizzare sovradiagnosi e sovratrattamento e individuare i gruppi a rischio. Nel frattempo, gli uomini dovrebbero essere informati e avere accesso al test del PSA, se lo desiderano, dopo un’attenta valutazione delle ricadute positive e negative e, soprattutto, dopo una valutazione medica”.

Screening per il tumore della cervice uterina

Nella sesta edizione dei “Numeri del cancro” è approfondito anche il tema dello screening per il tumore della cervice uterina, uno più frequenti nelle giovani donne (under 50), al 5° posto con 2.300 nuove diagnosi stimate in Italia nel 2016. Alcuni programmi di screening hanno sostituito il Pap-test con il test HPV (Human Papilloma Virus), nell’ambito di progetti pilota o attività di routine, a seguito della pubblicazione delle raccomandazioni del Ministero della Salute nel Piano Nazionale della Prevenzione 2010-2012.
“Il nostro Paese, primo in Europa insieme all’Olanda, ha deciso di innovare questo programma di prevenzione dando indicazione ai decisori regionali di spostarsi verso l’HPV come test primario dello screening cervicale – afferma la dott.ssa Stefania Gori, presidente eletto AIOM -. È un cambiamento che sta progressivamente prendendo piede: il test HPV viene proposto a partire dai 30-35 anni con intervallo quinquennale, mentre nella fascia di età precedente, fra i 25 e i 30 anni, si continuerà a utilizzare il Pap-test con intervallo triennale. Numerosi studi hanno evidenziato una maggiore sensibilità del test HPV nell’individuazione di lesioni tumorali rispetto al Pap-test. Attualmente in Europa diversi documenti di indirizzo lo propongono come test primario e in Italia questo protocollo è al vaglio della Conferenza Stato-Regioni per la sua adozione a livello nazionale. Diverse Regioni hanno già rivisto in questo senso i programmi di screening anche in funzione di una maggiore efficienza”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>