Pillola Ru 486 e interruzione volontaria della gravidanza

di Redazione 3

La pillola RU-486 è l’ alternativa farmacologia all’ aborto volontario chirurgico: è possibile interrompere la gravidanza senza sottoporsi all’ intervento chirurgico. La Ru 486 è un prodotto chimico a base di mifepristone, un potente antiormone che interrompe l’annidamento dell’embrione nell’utero e provoca l’ aborto del concepito se assunta entro il secondo mese di gravidanza. Viene assunta dalla donna come una normale pastiglia. Trascorsi tre giorni, i medici somministrano alla madre una sostanza che induce le contrazioni e provoca l’ espulsione dell’ embrione. La somministrazione della pastiglia deve avvenire in ambiente ospedaliero. Negli Stati uniti, già a metà degli anni 80, i pro-life si mobilitarono contro la “French pill” (pillola francese): la Ru 486. Con questo metodo una donna sceglie di non diventare madre ma, appunto, cambia il metodo. L’aborto esiste già, e nonostante non manchino polemiche al riguardo, proprio un’ articolo della legge 194 (il n. 15) prescrive che si continuino a cercare le soluzioni migliori perché l’ aborto sia il meno possibile traumatico e pericoloso per la donna. A 20 anni dalla sua adozione in Francia, dopo essere stata registrata in 15 paesi dell’Unione europea, dopo che nel 2005 l’Organizzazione mondiale della sanità l’ha inserita nella lista dei farmaci essenziali, sbarca anche in Italia la RU-486. Non tanto per scelta delle autorità sanitarie del nostro Paese, ma sulla base della sua approvazione da parte della quasi totalità dei paesi membri dell’Unione: Exelgyn Laboratoires, che la produce, ha infatti avviato una procedura di mutuo riconoscimento. Le donne che decidono di interrompere la gravidanza potranno scegliere fra due procedure: quella tradizionale chirurgica, che prevede ricovero, anestesia, intervento da effettuare entro le prime 12 settimane di gestazione; e quella medica o farmacologica, che consiste nella somministrazione in ospedale di due pillole.

La procedura europea è avviata e sia l’Europa che l’Organizzazione mondiale della sanità danno certezze sulla sicurezza del farmaco. Eppure “con un accanimento raro, mai visto per altri farmaci, la sicurezza e l’efficacia del mifepristone sono messe in discussione ciclicamente“, racconta Silvio Viale, ginecologo e padre della sperimentazione al S. Anna di Torino. La paura è il possibile aumento del numero di interruzioni di gravidanza. La donna che vuole interrompere la gravidanza farmacologicamente deve andare in ospedale per la somministrazione delle due pillole e poi una terza volta dopo circa dieci giorni per un’ecografia. Un iter semplificato e più rapido: le donne non dovrebbero più attendere quelle due, tre settimane che in media aspettano prima dell’intervento. E proprio questa semplificazione, secondo alcuni, potrebbe indurre a sottovalutare la gravità del gesto. “L’ interruzione di gravidanza farmacologica non è adatta a tutte le donne, ma soltanto a coloro che hanno una piena consapevolezza di ciò che hanno deciso di fare“, spiega Sara Randaccio, psicologa al S. Anna di Torino: “Contrariamente a quanto accade con l’intervento chirurgico, quando bisogna prendere le pillole non si demanda ad altri l’atto. È importante quindi che le donne siano informate su tutti gli aspetti dell’interruzione di gravidanza medica per poter scegliere cosa è meglio per loro“. Per questo, in alcune nazioni dove la RU 486 è già una realtà, è obbligatorio che alla donna si offra anche un counseling psicologico. La sperimentazione in Italia ha fatto gridare allo scandalo. “Nel nostro caso il punto centrale delle contestazioni ministeriali è stato quello del presunto obbligo per la donne di rimanere in ospedale fino all’interruzione avvenuta“, spiega Viale. Il protocollo dell’Emea, però, non lo prevede: la donna, dice l’autorità europea, può tornare a casa e rimanere a riposo. Come annota Viale: “Nel caso dell’interruzione di gravidanza medica, l’azione che secondo la legge si deve eseguire in ospedale è la somministrazione delle pillole, e non l’espulsione dell’embrione, che è soltanto una conseguenza dell’atto medico“.

Come agisce la pillola RU 486
La pillola RU 486 (nome commerciale Mifegyne) permette di interrompere chimicamente la gravidanza anziché chirurgicamente. Il suo inventore, Emile-Etienne Beaulieu aveva chiamato questa tecnica contragestione. La pillola per abortire si basa sul mifepristone, un farmaco che contrasta l’azione dell’ormone della gravidanza, il progesterone. Si prende per bocca, agisce dopo che l’ovulo fecondato si è impiantato nell’utero e provoca un aborto che, nella maggior parte dei casi non richiede ulteriori interventi e tecnicamente somiglia a mestruazioni più dolorose del solito. Questo metodo ha un’efficacia che decresce dopo il 49° giorno e non viene solitamente proposto oltre il 63° giorno (nei primi 63 giorni meno di una donna su venti avrà bisogno dello svuotamento chirurgico della cavità uterina per incompleta o mancata espulsione dell’embrione). Le perdite ematiche e lo spotting durano in media 9 giorni. Il metodo rispetta le disposizioni della legge 194 sull’aborto e complessivamente, l’efficacia è del 95% circa, a patto che si agisca entro la settima settimana di gravidanza.

DIFFERENZE TRA METODO CHIRURGICO E METODO FARMACOLOGICO

METODO CHIRURGICO (per aspirazione)
– L’aspirazione può generalmente essere effettuata entro le 14 settimane a partire dal primo giorno dell’ultima mestruazione
– L’intervento viene eseguito in ospedale o presso uno studio medico, sia come ambulante (dopo poche ore si può tornare a casa) sia come degente (restando anche di notte)
– L’intervento operatorio avviene sotto narcosi (anestesia generale) oppure sotto anestesia locale. Il collo dell’utero viene dilatato cautamente con dilatatori metallici fino ad un diametro da 6 a 12 mm. Viene in seguito inserita una fine cannula per l’aspirazione che rimuove i tessuti embrionali dalla cavità uterina
– L’operazione dura circa 20 minuti. Il rientro a casa avviene tra le 2 a 8 ore seguenti l’intervento oppure il giorno dopo (ciò dipende dal luogo dove è stato effettuato l’intervento)
– Si ha più tempo a disposizione per prendere una decisione
– Se effettuato in anestesia totale, l’intervento non è vissuto coscientemente
– Di solito le perdite di sangue dopo l’operazione sono poco abbondanti e di breve durata
– È molto raro che in seguito si avvertano dolori prolungati

METODO FARMACOLOGICO (RU486)
– In Svizzera, questo metodo può essere prescritto entro la 7a settimana a partire dal primo giorno dell’ultima mestruazione
– L’interruzione viene effettuata ambulatoriamente, sia in clinica sia in uno studio medico, con due farmaci: la Mifegyne (la pillola RU 486) e una prostaglandina
– In presenza di personale medico, la donna assume tre compresse di Mifegyne. Poco dopo può rientrare a casa. Due giorni dopo, due compresse di prostaglandina sono anch’esse prese nello studio medico o in clinica. La donna rimane in osservazione
– Per circa due terzi delle donne l’espulsione dei tessuti embrionali avviene in questo periodo, per alcune avviene più tardi a casa
– Circa due settimane dopo la presa della prostaglandina viene effettuata una visita di controllo
– L’interruzione può essere praticata molto precocemente, il che è spesso percepito come un sollievo psichico
– L’espulsione è vissuta coscientemente
– Le perdite di sangue sono più prolungate
– Presenza di dolori addominali che durano più o meno a lungo

Fonte: www.ru486.org

Commenti (3)

  1. per me l’aborto è omicidio, basta seguire la vita uterina di un bambino per rendersene conto.
    il feto è un essere umano dal momento del concepimento alla fine naturale della vita.
    ogni concepito ha diritto a nascere, chi lo tutela meglio della madre?
    entrambe le forme di aborto hanno un impatto negativo sul fisico femminile con maggiore incidenza di patologie oncologiche sulle donne che vi fanno ricorso.
    mi domando come una donna possa decidere di uccidere un figlio che cresce dentro di lei e trovo che la previsione di escludere il padre dalla scelta dell’aborto costituisca una violazione della parità e pari dignità dell’uomo.
    sono favorevole alla abrogazione della194, mentre ritengo indispensabile una normativa a tutela delle madri e dei bambini.
    la cronaca nera smentisce la pretesa della diminuzione degli aborti clandestini sostenuta a favore della 194.
    è ora di uscire dalla cultura della morte e di pensare al diritto alla vita di tutti gli esseri umani, anche se appena concepiti

  2. Al di là dell’introduzione o meno della pillola RU-486, abrogare la legge 194 non è forse cadere in un “estremismo antiabortista”? E l’estremismo, in ogni sua forma, è eccessivo e pericoloso (la storia ce l’ha insegnato e ce lo insegna anche oggi!). Non bisogna perdere di vista alcuni dei motivi che hanno giustificato la legalizzazione dell’aborto, tra questi:

    • il vietarlo non ne impedisce la pratica, la rende invece clandestina, costosa e pericolosa; fino al 1975 l’aborto era in Italia ancora una pratica illegale: uno degli ultimi Paesi europei a considerarlo un reato, ma ciò non significava ovviamente che di aborti non ne avvenissero;
    • la vita di una madre ha più valore di quella di un feto: ci sono casi in cui la prosecuzione della gravidanza può compromettere la salute o la vita stessa della madre;
    • la maternità deve essere una scelta responsabile e consapevole, e non il frutto, ad esempio, del malfunzionamento di un contraccettivo o (peggio!) di una violenza sessuale;
    • la vita per un bambino non desiderato, specialmente se gravemente malato (cioè nel caso in cui sono previste anomalie o malformazioni del concepito), potrebbe non essere la soluzione migliore.

    Articolo 6 della legge 194:
    L’interruzione volontaria della gravidanza, dopo i primi novanta giorni, può essere praticata:
    a.quando la gravidanza o il parto comportino un grave pericolo per la vita della donna;
    b.quando siano accertati processi patologici, tra cui quelli relativi a rilevanti anomalie o malformazioni del nascituro, che determinino un grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna.

    Sempre riguardo all’ estremismo contro l’ aborto, mi sorge una domanda: come la mettiamo con la pillola anticoncezionale e con la pillola del giorno dopo? Le pillole anticoncezionali con almeno 30 mcg di Etinilestradiolo hanno una sicurezza contraccettiva che sfiora quasi il 100%. Sono quindi eccellenti nel prevenire il concepimento. Le pillole con dosaggi di Etinilestradiolo inferiori garantiscono una analoga sicurezza contraccettiva anche se l’ovulazione, in realtà, qualche volta può avvenire. Potendo avvenire l’ovulazione (anche se molto raramente), nonostante il muco cervicale rappresenti una buona barriera al passaggio degli spermatozoi, è possibile che avvenga l’incontro tra uno spermatozoo e un ovocita e quindi la fecondazione. In questo caso la pillola agirebbe da ” pillola del giorno dopo” impedendo all’embrione di impiantarsi in utero. Questo meccanismo, anche se raramente avviene, può essere considerato micro-abortivo! Aboliamo anche la pillola anticoncezionale??

  3. SONO PIENAMENTE DACCORDO, L’EMBRIONE E’ GIA’ UN ESSERE UMANO E SE NON LO DIFENDE LA MAMMA CHI PUO’ DIFEBDERLO?

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