Malattie a trasmissione sessuale: sintomi, diagnosi e cura

 Un argomento che è quasi tabù, malattie di cui non si parla o che si fanno fatica a confessare anche al proprio medico di fiducia… sono le malattie sessuali (o malattie veneree), ovvero malattie infettive che si diffondono principalmente per contagio diretto durante i rapporti sessuali. Sono in genere causate dalla trasmissione di batteri, virus, parassiti o funghi che passano da un corpo all’ altro attraverso il contatto della pelle o delle mucose genitali, o con liquidi organici infetti (in alcune malattie anche la saliva). Da un recente studio condotto salla Società Italiana di Andrologia, queste malattie stanno tornando a diffondersi, principalmente a causa della mancanza di precauzioni nei rapporti da parte dei giovani.
Ma molte di queste malattie sono confuse spesso con patologie dovute alla cattiva alimentazione, e non a comportamenti scorretti nell’ attività sessuale. Un esempio? Infertilità e disfunzione erettile sono determinate da un’ alimentazione scorretta, proprio come accade per alcune forme di tumore, il diabete o le malattie cardiovascolari.
Per sensibilizzare e diffondere una corretta informazione per le categorie più a rischio, la SIA, con il patrocinio del Ministero del Lavoro, Salute e Politiche Sociali ha dedicato la nona edizione della Settimana della Prevenzione andrologica all’ alimentazione. In più, dal 23 al 28 marzo, oltre 235 ambulatori pubblici e privati di andrologia effettueranno visite specialistiche gratuite.
Ma, nel frattempo, è bene distinguere la natura delle patologie sessuali: vediamo insieme quali sono, come riconoscerle e come curarle…

Nuova cura AIDS – HIV con la pillola tre in uno

 Nuova cura AIDS – HIV con la pillola tre in uno
La ricerca medica nel trattamento dell’ HIV ha creato il primo farmaco che riunisce tre molecole antiretrovirali in un’ unica compressa: basta una compressa al giorno.
Si tratta di un vantaggio per la cura dell’ AIDS non solo per la qualità di vita dei pazienti, ma anche per l’ efficacia della terapia stessa, fondamentale per il successo dei trattamenti antivirali contro l’ HIV.
Fino ad alcuni anni fa, infatti, la terapia antiretrovirale per l’ HIV comportava per i pazienti l’ assunzione di un cocktail di farmaci che poteva arrivare a comprendere anche 25 compresse al giorno, con inevitabili conseguenze sulla qualità di vita e mettendo a rischio l’ efficacia stessa della terapia.
Oggi, con questo nuovo farmaco, per i pazienti affetti da HIV è sufficiente una sola pillola in un’ unica somministrazione quotidiana per la cura dell’ AIDS: si tratta di un farmaco ” tre in uno ” che consente il trattamento dell’ HIV associando tre molecole di efficacia e stabilità provata – efavirenz 600 mg, emtricitabina 200 mg e tenofovir disoproxil fumarato 245mg – in una singola compressa una volta al giorno.

Lotta all’ Aids: il nuovo farmaco anti Hiv è italiano

 È italiano il nuovo farmaco contro l’ Aids e si chiama Isentress (raltegravir). Il farmaco, in commercio anche in Italia, è basato su una molecola che è stata scoperta a Pomezia dai ricercatori dell’Irbm, l’Istituto Ricerche di Biologia Molecolare Pietro Angeletti. Sono italiani i ricercatori, made in Italy il prodotto e italiano anche il primo paziente che si è sottoposto al trattamento a base di raltegravir, che inibisce l’ enzima chiave per la replicazione dell’ Hiv, abbassando rapidamente la carica virale e portandola al di sotto delle 50 copie/ml, alzando notevolmente la conta dei linfociti senza però presentare gli effetti collaterali normalmente correlati alla somministrazione di terapie antiretrovirali. Il nuovo farmaco, per la prima volta, blocca l’ integrasi che, insieme alla trascrittasi inversa e alla proteasi, è uno dei tre enzimi necessari alla riproduzione e alla propagazione del virus all’ interno delle cellule umane. Hiv e Aids hanno ucciso più di 25 milioni di persone in tutto il mondo e a tutt’oggi sono circa 35 milioni quelle che convivono con il virus. Solo nel 2007 sono stati circa 2 milioni e mezzo i casi di nuove infezioni. È di gran lunga cambiato il target del paziente che scopre di avere l’ Aids. Non è più un tossicodipendente o un omosessuale, ma sempre più spesso una persona di 40 anni, eterosessuale, che arriva tardi alla diagnosi perché ritiene di non aver avuto rapporti a rischio. A confermarlo è Stefano Vella, direttore del Dipartimento del farmaco dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss). E questo costituisce un problema terapeutico perché spesso la malattia è in uno stadio così avanzato da essere difficilmente curabile. Oggi, grazie al nuovo farmaco si può recuperare anche questo tipo di paziente.