Le facce delle persone cattive si ricordano meglio delle altre

di Redazione Commenta

Crudelia De Mon è uno degli spauracchi dei bambini, una di quelle donne malefiche di cui tutti i piccoli hanno timore. Almeno dopo aver visto La Carica dei 101. Il fatto è che la ricordano non per l’abbigliamento eccentrico ma per una questione fisica e psicologica che induce le persone a ricordare meglio i cattivi dei buoni. 

Il copricapo di Crudelia De Mon con le corna è forse uno dei più eccentrici mai visti. Ma non è questo a renderla indimenticabile. La verità è nella scoperta scientifica: i volti delle persone cattive si ricordano più facilmente. Lo dicono i ricercatori del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca che hanno dato vita allo studio Plos One con un esperimento in due fasi.

Quando scatta un pregiudizio negativo per cui c’è un volto che non piace o fa paura, allora la corteccia prefrontale mediale sinistra si attiva rapidamente e quanto più la persona è percepita come cattiva, maggiori sono gli stimoli nervosi. Bisogna anche dire che le informazioni ottenute dal contatto visivo, orientano il comportamento.

Per arrivare a queste conclusioni sono stati studiati i comportamenti di 17 studenti universitari, 11 femmine e 6 masci e sono stati registrati i potenziali evento-correlati attraverso una tecnologia dotata di 128 elettrodi. La prima volta sono stati mostrati i volti di personaggi di fantasia, 200 volti con une descrizione delle caratteristiche positive e negative della persona. Nella seconda sessione sono stati fatti vedere di nuovi i volti e i candidati dovevano riconoscerne 100 già mostrati. L’Adnkronos ha spiegato quel che è stato il risultato dell’esperimento:

Di fronte alle facce connotate negativamente, nell’arco di mezzo secondo si attivavano strutture emotive e affettive, con una più intensa attività della corteccia prefrontale e una codifica più profonda. E’ come se nella mente risuonasse un campanello d’allarme. Un allarme che influisce anche sulla fase del riconoscimento. I volti connotati da un pregiudizio negativo risultano infatti più familiari: l’ampiezza dei potenziali evocati e i loro generatori intracorticali erano chiaramente diversi.

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