Pesci e frutti di mare, è allarme plastica

di Redazione Commenta

E’ allarme plastica per i pesci e i frutti di mare. A lanciare l’allarme è Greenpeace attraverso il nuovo rapporto La plastica nel piatto, dal pesce ai frutti di mare. Tante info e un dato di fatto: sempre più spesso gli organismi marini ingeriscono plastica ed è facile capire che, consumandoli, anche l’individuo umano compie un’azione contro la salute.


Il rapporto stilato da Greenpeace, che raccoglie i più recenti studi scientifici sugli impatti delle microplastiche, incluse le microsfere, sul mare e quindi su pesci, molluschi e crostacei, parla chiaro:

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Si stima che ogni anno arrivino in mare otto milioni di tonnellate di plastica: che siano microsfere o frammenti dovuti alla degradazione di altri rifiuti (imballaggi, fibre o altro). La presenza di frammenti di plastica negli oceani è un problema noto da tempo ma in crescita esponenziale. Una volta in mare, gli oggetti di plastica possono frammentarsi in pezzi molto più piccoli, e diventare microplastica. Un caso a parte sono le microsfere: minuscole sfere di plastica prodotte apposta per essere usate in numerosi prodotti domestici (cosmetici e altri prodotti per l’igiene personale)

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E allora che cosa fare? Urge intervenire e l’associazione ha già una idea rivolta al Parlamento:

Quella di adottare al più presto il bando alla produzione e uso di microsfere di plastica nel nostro Paese: su iniziativa dell’associazione Marevivo è stata già presentata una proposta di legge. Si tratta di una misura precauzionale, al vaglio in numerosi Paesi, necessaria per fermare al più presto il consumo umano di questi materiali

Foto | Thinkstock

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