Allattamento al seno, quando il latte diminuisce, ci aiuta lo specialista

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Il latte materno contiene nella giusta proporzione tutti i componenti nutrizionali che servono al neonato, tra cui proteine, zuccheri, grassi e vitamine, ma anche fattori immunitari e di crescita. L’allattamento al seno vuol dire molto altro ancora: agevola e sviluppa la relazione madre bambino, è pratico, non costa nulla, è ecologico e ecosostenibile. La stragrande maggioranza delle donne è in grado di allattare anche due gemelli; eventuali difficoltà potrebbero presentarsi se la neomamma non riceve le informazioni corrette e il sostegno adeguato nell’immediato post parto e nei giorni successivi.

È bene, quindi, che quando si incontrano problemi nell’allattamento, come un’improvvisa diminuzione del latte, ci si rivolga a operatori specificatamente formali, che abbiano le capacità e le conoscenze per identificare i bisogni della coppia madre-bambino al fine di prevenire, riconoscere e risolvere le difficoltà e intervenire nel modo più idoneo.

Il primo contatto del neonato con il seno materno dovrebbe avvenire entro un’ora dalla nascita, lasciando liberi la mamma e il bambino, ed eventualmente il papà, di interagire spontaneamente. Non è vero che l’allattamento naturale deve seguire regole molto precise quanto a orario delle poppate, per favorire l’allattamento al seno è fondamentale che si rispettino i ritmi naturali del bambino, evitando anche di staccarlo prima che abbia terminato spontaneamente.

È opinione condivisa a livello internazionale che l’allattamento al seno porti numerosi vantaggi per il bambino; tra questi, la diminuzione dell’incidenza e della durata delle gastroenteriti, la protezione dalle infezioni respiratorie, la riduzione del rischio di sviluppare allergie.

Si dice che non esistono situazioni in cui l’allattamento al seno è fortemente sconsigliato, se non addirittura proibito. Purtroppo non è così: i casi in cui è necessario ricorrere all’allattamento artificiale sono costituiti dalla presenza di galattosemia (rara malattia metabolica) nel bambino o da condizioni materne non idonee, quali presenza di sieropositività con trattamento farmacologico, l’uso di droghe, le cure per patologie tumorali.

Infine, qualcuno pensa che l’allattamento al seno deve essere sospeso alla fine del primo anno di vita del bambino. Non è vero, secondo le indicazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità, dell’Unicef e dell’Unione Europeo, recepite anche dal nostro Ministero della Salute, l’allattamento al seno dovrebbe continuare per due anni e oltre.

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