Diabete: gli ipoglicemizzanti che abbassano la glicemia

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Prima di prescrivere i farmaci per gli affetti dal diabete, il medico aspetta proprio un paio di mesi, per vedere se una dieta corretta, una moderata attività fisica e il controllo del peso hanno sortito qualche effetto. In caso contrario, è necessario impostare una cura con questi farmaci. In base al loro meccanismo d’azione, gli ipoglicemizzanti orali si classificano in due grandi categorie: la prima stimola il pancreas a produrre più insulina, mentre la seconda contribuisce a migliorare l’azione dell’insulina quando questa viene sì prodotta dall’organismo, ma non funziona bene.

La cura per il diabete, che generalmente dura tutta la vita, dev’essere attentamente monitorata dal medico di famiglia. Poi, una volta all’anno è necessario un controllo specialistico.

In commercio da più di 20 anni, le sulfaniluree appartengono alla prima categoria degli ipoglicemizzanti orali, cioè agiscono stimolando il pancreas a produrre più insulina. I principi attivi più recenti sono le glimepiride e la repaglinide. Il primo va preso una volta al giorno in qualsiasi momento, mentre la repaglinide dev’essere assunta prima dei pasti, quindi due o tre volte al giorno perché agisce principelmante sulla glicemia post prandiale, cioè sulla quantità di glucosio nel sangue dopo il pasto. Sono farmaci efficaci, che costano poco, ma che fanno aumentare di peso.

Fanno sempre parte della prima categoria di ipoglicemizzanti orali, ma sono di nuova generazione gli incretinomimetici o inibitori del DPP4, più semplicemente detti incretine. Si tratta di tre nuove molecole, ovvero il sazagliptin, che aumentano la produzione d’insulina potenziando l’efficienza del sistema entero-insulinare, che stimola la produzione d’insulina quando si mangia. Vanno assunti per lo più una volta al giorno. Molto più tolleranti delle sulfaniluree, sono però molto più costosi.

Il farmaco più venduto al mondo per il diabete in commercio da più di 50 anni, è la metformina, che appartiene alla seconda categoria degli ipoglicemizzanti orali. Assunto due o tre volte al giorno, migliora l’azione dell’insulina, aiuta a perdere peso e protegge cuore e circolazione. E dagli ultimi studi sembra addirittura in grado di ridurre il rischio di tumore. È disponibile come farmaco generico, per cui è davvero poco costoso. Nel 20 per cento dei casi provoca disturbi a stomaco e intestino, non seri ma fastidiosi, ed è controindicato con patologie renali e cardiache.

Molecola di nuova generazione appartenente alla categoria degli ipoglicemizzanti orali che migliorano l’azione dell’insulina nell’organismo, è il pioglitazone. Può essere somministrato in associazione alla metforina, a chi non lo tollera, o in associazione agli altri ipoglicemizzanti orali, alla dose di una compressa al giorno. Questo farmaco è molto efficace, ma può provocare aumento di peso, maggior frequenza di osteoporosi nelle donne e ritenzione idrica. Quest’ultimo effetto rende il pioglitazone inadatto a chi soffre anche di scompenso cardiaco, perché può causare accumulo di liquidi con formazione di edemi.

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