Chirurgia estetica su una bambina down

di Redazione Commenta

Cambiare i tratti di una bambina down con la chirurgia estetica: è quello che vuole fare una coppia inglese, e subito sono fioccate le polemiche. Ophelia Kirwan è una bambina inglese di due anni, capelli biondi e occhi a mandorla, segno tipico della sindrome di down. Suo padre Laurence, chirurgo estetico, ha già annunciato al quotidiano Daily Mail che quando Ophelia compirà diciotto anni, attenuerà col bisturi i tratti somatici che caratterizzano la sua diversità: gli occhi troppo distanti tra loro, il naso piatto, le labbra sottili, la lingua che qualche volta sporge dalla bocca, e il collo grosso. La dichiarazione ha suscitato polemiche tra chirurghi, psicologi e associazioni di familiari di persone down: ha senso camuffare un tratto profondo dell’ identità di Ophelia? Molti pensano che sia un inganno: un ragazzo down, anche con i tratti modificati, avrà comunque un ritardo e sarà diverso dagli altri. Il presidente della società italiana chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica Mariano Bormioli, sostiene che l’ essere riconoscibili come down in realtà protegge questi bambini, fa sì che i compagni siano più accoglienti nei loro confronti.

La maggioranza dei chirurghi sostiene che un intervento di chirurgia estetica su un down sia giustificato solo in presenza di problemi funzionali, come la macroglossia (la lingua troppo grossa che fuoriesce dalla bocca). L’ intervento cui sarà sottoposta Ophelia non è complesso. Sui legamenti degli occhi si può intervenire anche in età infantile e così sulle orecchie a sventola. Il naso invece va corretto quando il viso ha assunto una struttura definitiva, dopo l’ adolescenza. Non sono interventi difficili, ma finora sono stati condotti su pochi pazienti. In realtà si tratta di interventi simili a quelli sui cinesi che vogliono occidentalizzare i tratti estetici del viso. Ma il dubbio nell’ opinione pubblica resta: un intervento di chirurgia estetica può davvero migliorare la vita di una ragazza down oppure è una forma di non accettazione dei genitori?

A cura di Manuela Torregiani

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