Anoressia e mass-media: approvato il codice etico per il mondo dell’ informazione

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Alla presentazione del progetto nazionale di prevenzione dei disturbi alimentari (anoressia e bulimia) è stato proposto un codice etico per il mondo dell’ informazione. E’ importante infatti che i mass media non propongano modelli, messaggi e pubblicità che possano contribuire alla diffusione di anoressia e bulimia. I disturbi alimentari sono legati alla psicologia e al rapporto che i giovani hanno con la propria identità e, in questo contesto, contano molto i messaggi culturali e i modelli che vengono proposti. Da qui, l’ approvazione favorevole del Ministro della Salute alla proposta di un codice etico per i mass media ma “a patto che venga rispettato”. Anoressia e bulimia sono fenomeni in crescita, difficili da curare. In Italia, soffrono di disturbi alimentari circa due milioni di persone. Cresce anche la percentuale di uomini coinvolti: attualmente si calcola infatti che il 10 % dei 2 milioni sia di sesso maschile, e la percentuale sale al 20% se si considera la fascia di età che va dai 13 ai 17 anni. L’ anoressia non è più quindi un fenomeno solo femminile. I modelli estetici e i messaggi pubblicitari stanno facendo breccia anche tra gli uomini, tanto da far parlare di vero boom dei disturbi alimentari al maschile. Solo 5 anni fa appena l’1% degli uomini risultava colpito da disturbi alimentari. E se l’ideale femminile a rischio sono i corpi magrissimi delle modelle, i ragazzi sono attratti dal mito del culturista, del palestrato senza un filo di grasso.

Molti giovani hanno l’ossessione della ricerca della massa muscolare: arrivano a vivere praticamente di anabolizzanti, mangiando molto poco e passando cinque o sei ore al giorno in palestra. Oltretutto gli uomini tradizionalmente sono più restii a farsi curare, quindi accettano di essere malati e di farsi seguire da un esperto molto dopo le donne, con ovvie conseguenze sull’aggravarsi delle loro condizioni.

Dati allarmanti provengono anche dal mondo del web: sono oltre 300.000 i siti pro-anoressia. Si chiamano Pro Ana, e sono una comunità virtuale, una rete di siti internet della cultura del non mangiare. Ci sono almeno 300.000 siti nel mondo dove vengono pubblicate testimonianze che esaltano l’esperienza di non nutrirsi, di vedersi sempre più magri, dove ci si scambiano commenti e complimenti reciproci sui traguardi raggiunti, a volte senza ritorno. Il fenomeno è denunciato dagli esperti dell’ospedale Bambino Gesù di Roma, che stanno mettendo a punto un sistema di monitoraggio dei siti pro anoressia. “I Pro Ana – spiega Daniele Caldarelli, direttore dei sistemi informativi del Bambino Gesù – sono più di una community, sono una religione dell’orrore, molto frequentata, sempre più seguita e poco contrastata“. L’anoressia non è più una malattia, ma un ideale!

Fonte: Governo Informa

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