Gli italiani credono nei farmaci omeopatici

di Redazione Commenta

È ancora un argomento molto discusso, ma gli italiani credono nei farmaci omeopatici, anche se sono considerati troppo cari. Nel 2012 c’è stato un vero e proprio boom come hanno contatato i ricercatori del progetto CAMbrella dell’Unione Europea. I dati raccolti indicano però che la ricerca è piuttosto latitante, infatti, su 39 Paesi del vecchio continente, solo 19 hanno una normativa sulle terapie complementari.

Anche in Italia è stata condotta un’indagine commissionata dai produttori dei farmaci omeopatici. L’omeopatia è conosciuta dalla maggior parte degli italiani, anche se la conoscenza è poco approfondita. Sono ancora in molti a considerarla molto lontana o addirittura ostile. Un italiano su dieci considera i farmaci omeopatici al pari di rimedi da ‘stregone’ ai quali non ricorrerà mai. Per contro, altrettanti considerano i rimedi al pari, se non superiori, dei farmaci tradizionali.

Il dato che emerge è, comunque, che la maggioranza è disinformata e poco interessata ad approfondire l’argomento forte della convinzione che non li sceglierà mai. Uno su quattro vorrebbe conoscere meglio i farmaci omeopatici, solo a scopo informativo, uno su tre ritiene probabile che, conoscendoli meglio, potrebbe farne ricorso ma solo per problemi marginali.

Lo studio italiano è stato condotto su oltre mille persone, i risultati sono confortanti, il 16 per cento degli italiani è ricorso ai farmaci omeopatici nell’ultimo anno, solo il 7 per cento ricorre abitualmente alle cure omeopatiche, da sole o in associazione a cure standard.

L’identikit dell’utilizzatore dei farmaci omeopatici è una donna di età media, con un livello economico e titolo di studio medio alto. Simonetta Bernardini, presidente della Società Italiana di Omeopatia e Medicina Integrata, commenta:

In verità, questa indagine non fotografa il reale bisogno di medicine complementari degli italiani, ma individua chi ha la possibilità di soddisfarlo: oggi di fatto usa l’omeopatia una fascia di popolazione che può avere accesso alle informazioni e può permettersi di pagare da sé i prodotti omeopatici ….. Quasi tutti desidererebbero avere informazioni dal proprio medico di base: se fosse il medico di base a prescrivere i prodotti omeopatici, 4 italiani su 10 dichiarano che li prenderebbero.

Ovidio Brignoli, vicepresidente della Società Italiana di Medicina Generale, aggiunge che il medico di famiglia dovrebbe informare il paziente sull’esistenza dei farmaci omeopatici, senza esprimere giudizi:

I fattori che spiegano il successo delle medicine complementari sono numerosi, a partire dalla convinzione che l’omeopata ascolti di più i suoi pazienti: in realtà la buona medicina tradizionale lo fa e deve farlo, il medico frettoloso non è mai un buon medico. Poi indubbiamente ha un peso la contrapposizione attuale fra i farmaci di sintesi chimica, ritenuti “cattivi” e dannosi, e i prodotti naturali “buoni” per definizione, che sembra non possano far guai perché derivati da piante o altro. E conta anche la comune idea che le aziende farmaceutiche cerchino solo il business.

Bisogna essere consapevoli che all’omeopatia non bisogna chiedere miracoli, esistono malattie contro cui non può far molto, soprattutto cancro, diabete, malattie cardiovascolari e neurologiche. Così spiega Simonetta Bernardini:

Non si può chiedere all’omeopatia di fare ciò che non può: si può ricorrere a un rimedio omeopatico prima di passare a un prodotto tradizionale, stimolando l’organismo e le sue capacità di autoguarigione e autoriparazione, ma se non si riesce esistono i farmaci standard. L’omeopatia non può curare un tumore, però può essere associata alle cure convenzionali per ridurre gli effetti collaterali. Non può risolvere certe malattie croniche, ma può diminuire il numero di farmaci da assumere.

Photo credit: Wisconsin Department of Natural Resources su Flickr

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