Allattamento al seno e farmaci, cosa c’è da sapere – II

di Redazione Commenta

Negli ultimi anni sono sempre più numerosi gli studi scientifici apparsi nella letteratura medica che hanno messo in evidenza gli innumerevoli vantaggi legati all’allattamento al seno per il bambino, per la mamma e per la famiglia.
È per questo motivo che l’allattamento al seno esclusivo viene consigliato per i primi 6 mesi di vita, con possibilità di continuarlo, integrato con altri alimenti, almeno fino all’anno di età.
Tutto ciò ha fatto sì che un numero sempre maggiore di donne allattino al seno i propri bambini e che, di conseguenza, siano aumentati i casi in cui le nutrici abbiano necessità e dubbi legati all’assunzione di farmaci durante questo periodo.

Parlando di farmaci e allattamento materno, non sempre parliamo di un binomio possibile. Ecco quali sono le medicine consentite e quali è invece consigliato evitare o assumere con le dovute precauzioni secondo il sito ospedalebambinogesù.it:

La maggior parte dei farmaci passa nel latte materno, ma la gran parte di essi, quando assunti alle dosi terapeutiche, non ha effetti sulla produzione del latte o sulla salute del lattante.
A parte rare eccezioni la concentrazione dei farmaci nel latte è molto bassa e, in generale, si può affermare che la dose assunta dal lattante non supera l’1% di quella introdotta dalla mamma (anche se ci sono eccezioni).
La quantità che vi passa, comunque, dipende da vari fattori tra i quali:
– la dose di farmaco assunto dalla nutrice;
– la via di somministrazione;
– la sua capacità di penetrare nei grassi (lipofilia): tanto più è lipofilico, tanto più il farmaco penetra nel latte;
– la sua capacità di legarsi alle proteine del sangue materno: i farmaci legati alle proteine diffondono meno facilmente nel latte;
– la durata di attività del farmaco nel sangue materno (emivita): attenzione ai farmaci con emivita lunga per la possibilità che si accumulino progressivamente nel sangue materno (se possibile preferire farmaci con emivita breve);
– il rapporto che si crea tra quantità presente nel latte e quantità presente nel sangue materno (rapporto L:P);
– la capacità di assorbimento di quel farmaco da parte dell’intestino della mamma e del neonato (biodisponibilità);
– lo stato di salute e l’età del bambino: i neonati, soprattutto i pretermine, sono a maggior rischio di presentare alti livelli ematici dei farmaci trasmessi a causa dell’immaturità del fegato e dei reni necessari per il loro metabolismo ed eliminazione;
il giorno di lattazione: nei primi giorni di vita il colostro viene assunto dal neonato in una quantità tanto modesta che, di conseguenza, la quantità di farmaco che arriva al bambino sarà molto bassa;
– se quel farmaco è stato approvato per l’uso nella popolazione pediatrica: in caso di risposta affermativa la sua presenza nel latte materno non comporta particolari rischi per il lattante.

Continua…

Photo Credits |Dmytro Vietrov/ Shutterstock

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