Biblioterapia: quando un libro diventa la cura

di Redazione Commenta

Sorprendentemente semplice, eppure efficace, così si potrebbe definire la biblioterapia, ovvero la cura in cui l’unica medicina prescritta sono i libri.

In tanti si stanno occupando della questione ma la verità è che questa “scoperta” ha delle basi scientifiche che risalgono addirittura agli anni ’30. Già in questo momento storico, infatti, negli USA, alcuni psichiatri iniziarono a prendere l’abitudine di prescrivere la lettura come terapia, questo aiutava a rilassarsi e a riflettere su se stessi. In questo modo i medici avevano più materiale per meglio raddrizzare il tiro rispetto al disagio del paziente e quest’ultimo notava notevoli miglioramenti rispetto ai suoi problemi d’ansia, stress e così via.

Si è arrivati poi ai giorni nostri ed addirittura è nata la figura del biblioterapeuta, una figura fermamente convinta del valore della lettura, in grado di “obbligare” la persona a dedicarsi a se stessa, a riflettere, a confrontarsi, a rilassarsi. Ed ovviamente per ogni malessere esiste un libro specifico. Così, ad esempio, “Pippi Calzelunghe” di Astrid Lindgren si raccomanda contro il pessimismo, mentre se si soffre di nostalgia o per drammi amorosi, l’ideale è “Il trono di spade” di George Martin.

Ma i titoli sono infiniti, così come sono infiniti i problemi, quindi ci sono libri indicati per chi soffre di depressione, apatia, per chi è vittima di pregiudizi, del razzismo o per chi deve abbattere questi muri, per chi ha problemi alimentari o sessuali e così via, in un’infinita ricerca della ricetta giusta ed infallibile.

Un libro può curare tanti stati d’animo, anche perché ci fa provare mille emozioni, dalla paura alla tristezza, dall’amore alla felicità, dallo stupore al rimorso, dalla rabbia alla commozione.

 

 

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