Legge sul fumo: Verso una società libera dal fumo

di Redazione Commenta

Il fumo di tabacco rappresenta per l’Italia un problema di sanità pubblica nei cui confronti è stata adottata una specifica politica sanitaria per ridurre l’incidenza e la prevalenza dei fumatori e delle patologie fumo correlate. Per quanto riguarda la tutela dei non fumatori, l’Italia (con la Legge 3/2003, art. 51 “Tutela della salute dei non fumatori” entrata in vigore il 10 gennaio 2005) è stata uno dei primi paesi dell’UE a regolamentare il fumo in tutti i locali chiusi pubblici e privati, compresi tutti i luoghi di lavoro e le strutture del settore dell’ospitalità. La legge, che consente la possibilità di riservare ai fumatori appositi locali adeguatamente ventilati, si è rivelata un importante strumento di tutela della salute pubblica ed ha prodotto positivi effetti sia sui non fumatori che sui fumatori.Il Sistema di Sorveglianza PASSI (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia) indaga diversi aspetti riguardanti l’abitudine al fumo.

Dai dati provvisori del 2007 emerge che circa il 40% delle persone che fumano ha tentato di smettere negli ultimi 12 mesi ma, di questi, oltre l’80% ha fallito il tentativo. Hanno tentato di più gli uomini ed i giovani fra 18 e 34 anni.
Circa il 60% dei fumatori dichiara di aver ricevuto, nell’ultimo anno, il consiglio di smettere da un medico; l’analisi dei dati evidenzia che ricevere tale consiglio favorisce il tentativo di smettere.
Fra chi riesce a smettere di fumare, quasi il 95% lo fa da solo; il ricorso alle Asl per corsi/Programmi di sostegno alla disassuefazione è ancora marginale.
Circa il 90% degli intervistati dichiara che il divieto di fumare è rispettato sempre o quasi sempre sia nei luoghi di lavoro sia nei locali pubblici.
Si è osservata, inoltre, una diminuzione delle vendite dei prodotti del tabacco pari a circa il 6% in meno rispetto al 2004.
Sebbene nel 2006 si sia verificata una ripresa delle vendite rispetto al 2005, l’andamento in diminuzione delle vendite a partire dal 2002, è stato mantenuto con un calo medio dell’1,6% ogni anno.
E’ da notare, tuttavia, un notevole aumento (54% tra il 2004 e il 2007 ) dell’uso del tabacco trinciato (per le sigarette “fai da te”), che rappresenta per altro meno dell’1 % del mercato.
E’ stata osservata anche una diminuzione del consumo medio giornaliero di sigarette (da 15,4 nel 2004 a 13,9 nel 2006).

Su mandato del Ministro della salute è stato avviato nel 2007 da parte dei Carabinieri per la Sanità – NAS un nuovo ciclo di controlli a campione in tutto il territorio nazionale, nei luoghi in cui si applica il divieto di fumo.
Tale attività ha portato tra gennaio e agosto 2007 alla effettuazione di oltre 2800 ispezioni in luoghi di lavoro pubblici e privati, scuole, università, treni, bar e ristoranti, che hanno evidenziato un sostanziale rispetto della legge essendo state riscontrate solo 189 infrazioni al divieto di fumo (pari al 6.7% dei controlli), ma solo 60 a persone che fumavano dove vietato (il 2,1% dei controlli); le restanti infrazioni riguardavano mancata o non corretta esposizione dei cartelli.

A tre anni dalla entrata in vigore della legge, gli ultimi dati ISTAT mostrano una riduzione della prevalenza dei fumatori passata dal 23,9% nel 2003 (maschi 31,0% femmine 17,4%) al 22,1% nel 2007 (maschi 28,2% femmine 16,5%).
E’ opportuno, tuttavia, sottolineare che la diffusione dell’abitudine al fumo è ancora troppo alta, soprattutto tra i giovani (nel 2007, nella fascia d’età 20-24 anni, i fumatori sono il 28,8%: 33,8% maschi e 23,5% femmine).

Diversi studi scientifici stanno ormai consolidando l’evidenza dell’efficacia dei divieti di fumo sull’andamento dei ricoveri ospedalieri per infarto acuto del miocardio. Il fumo passivo è, infatti, un fattore di rischio conosciuto per diverse patologie, inclusi infarto acuto del miocardio, cancro ai polmoni, asma e ictus.
In Italia sono stati condotti due studi uno dell’Università di Torino sulla Regione Piemonte ed un altro, promosso dal Ministero della salute, su quattro Regioni (Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Lazio e Campania).
Quest’ultimo lavoro, in particolare, ha mostrato nel 2005 una diminuzione del 7,8% del numero assoluto dei ricoveri per infarto, a fronte di un andamento crescente in maniera lineare nel periodo 2001- 2004; confrontando il numero dei ricoveri osservati con le stime del numero di ricoveri attesi nel 2005, il calo raggiunge addirittura il 13%.
Questo effetto sembra essere limitato agli uomini nella classe di età 45-54 anni, una fascia di popolazione che presumibilmente ha beneficiato maggiormente degli effetti della legge.
In occasione del Convegno “Verso una società libera dal fumo. Le tre P: progressi, problemi, prospettive” che si è svolto a Roma presso il Centro Congressi Apat, il Ministro della Salute Livia Turco ha inviato il seguente messaggio:“La lotta al fumo resta tra le grandi priorità delle politiche di salute del Governo e del Ministero della Salute in particolare (…)
L’attuale normativa italiana per la limitazione del fumo negli ambienti di vita e di lavoro, a tre anni della sua entrata in vigore, presenta un bilancio positivo soprattutto per quanto riguarda la tutela della salute dei non fumatori, conseguente ai divieti di fumo nei locali pubblici e negli uffici.
Abbiamo assistito ad una vera e propria rivoluzione nei comportamenti e nelle abitudini degli italiani fumatori, che hanno rispettato la norma, rinunciando, con grande senso di civiltà e rispetto degli altri, a fumare nei luoghi pubblici, in particolare nei bar e nei ristoranti (…) Rinunciare alle sigarette è possibile, anche se a volte, nonostante la consapevolezza dei danni, è difficile decidere.
Questo Convegno è l’occasione giusta per fare il punto della lotta al fumo.
Discutere delle difficoltà ancora presenti, e degli inevitabili insuccessi, per poter ridefinire la strada da percorrere, sicuri di lavorare per il benessere di tutti.
Costruire una Società libera dal fumo richiede un approccio non solo sanitario, ma che tenga conto delle implicazioni sociali, culturali, ambientali del problema “fumo” e che richiede cooperazione e coordinamento con numerosi soggetti e diverse Istituzioni/Amministrazioni.
Il programma “Guadagnare Salute” rappresenta uno strumento in più per tutti. Il programma, infatti, punta al coordinamento fra diversi livelli istituzionali, alla programmazione condivisa per agire sui principali fattori di rischio (fumo, abuso di alcol, scorretta alimentazione e inattività fisica) responsabili del maggior numero di morti e malattie croniche in Italia, al fine di migliorare la salute dei cittadini, eliminare disuguaglianze sociali e, al tempo stesso, continuare a garantire la sostenibilità del Sistema sanitario, in termini economici e di efficacia.
Il Piano punta sull’intersettorialità, ossia sul coinvolgimento attivo di Amministrazioni centrali, regionali, locali (oltre che del settore sanitario, della scuola, del privato sociale e delle diverse filiere produttive) per modificare gli stili di vita non solo con interventi sugli individui, ma con politiche coordinate tra responsabilità diverse che favoriscano nelle persone le scelte di vita salutari.
E’ una grande e bella sfida, che sono certa si possa vincere.”
E voi che ne pensate? Dite la vostra!

Fonte: Comunicato Stampa Ministero Della Salute

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