Virus da animali esotici e cibi etnici: il virologo lancia l’ allarme sulle nuove mode, rischio di infezioni

di Redazione Commenta

Gli animali, si sa, sono la passione di molti, siano essi compagni da tenere in casa – pur bizzarri che siano – che nel piatto. Le nuove tendenze spingono sempre più il gusto nell’ esotico, anche in questo: animali come iguane, serpenti, pappagalli dai colori sgargianti sono sempre più desiderati e cercati, mentre sul fronte culinario la cucina etnica che predilige carne e pesce non cotti spopola da tempo anche nel Belpaese. Ma a frenare l’ entusiasmo c’ è l’ allarme lanciato dai virologi, soprattutto per il rischio di contrarre infezioni.
E, mentre gli esperti mettono in guardia i cittadini dai pericoli legati ad alcune nuove abitudini in fatto di cuccioli e alimentazione, nasce la nuova European Society for Virology (ESV), con il compito di vigilare proprio su questo genere di episodi: la convivenza in casa con animali selvatici e la predilezione per carni non cotte favoriscono il passaggio di patogeni dagli animali agli uomini.

DUE CHIACCHIERE CON GIORGIO PALU’, PRESIDENTE DI ESV
Le mode più recenti, come la convivenza in casa con animali selvatici che rappresentano i nuovi ‘pet’, ma anche la continua ricerca di cibi etnici e la predilezione per carni non cotte, rappresentano fattori che favoriscono il passaggio di patogeni dagli animali agli uomini” dice Giorgio Palù, virologo dell’ Università di Padova, in occasione della nascita dell’ European Society for Virology (Esv), di cui è presidente vicario.

Il contatto ravvicinato con animali selvatici che albergano virus con i quali, nel corso dell’ evoluzione, hanno raggiunto un optimum adattativo con reciproco vantaggio, la moltiplicazione incontrollata di insetti, la mancanza di presidi immunizzanti e scarsi livelli igienici favoriscono – sottolinea il virologo – la trasmissione di infezioni a individui il cui sistema immunitario non è in grado per vari motivi di reagire“.

UNA CASISTICA
L’ esperto punta il dito contro le zoonosi, ricordando le conseguenze del passaggio del virus Hiv dalle scimmie africane all’ uomo. “Ma anche l’ avanzare della Dengue, favorita dalla zanzara tigre, diverse forme di epatiti associate al consumo di alimenti di origine animale, e la gravissima epidemia di virus del Nilo occidentale negli Usa“.

Non bisogna poi dimenticare “la tragica persistenza della rabbia del cane che, soprattutto nei Paesi del Sud del mondo, provoca ogni anno da 50mila a 100mila casi mortali nell’ uomo. E l’ evoluzione genetica del virus dell’ influenza aviaria“, che ha già elevati tassi di letalità, anche se “non esiste la prova del passaggio interumano dell’H5N1“.

GLI OBIETTIVI DELL’ ESV
Quali allora gli obiettivi della neonata società scientifica? “La sfida portata dai virus è impegnativa, data la capacità di questi patogeni di adattarsi facilmente alle diverse situazioni, modificando il proprio genoma. Ma anche a causa di una non completa conoscenza dei meccanismi che ne favoriscono la diffusione. Per questo – spiega l’ esperto – abbiamo deciso di fondare l’ Esv: per promuovere la collaborazione tra i diversi settori della ricerca sulle malattie dell’ uomo, ma anche degli animali e delle piante“.
Obiettivo comune degli esperti, conclude Palù, è quello di “individuare possibili strumenti di profilassi e terapia, analizzando le caratteristiche dei virus, ma anche i meccanismi che interagiscono tra l’ agente infettante, gli organismi che lo ospitano e gli eventuali insetti vettori“.

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