Infezioni da pneumococco: un nuovo vaccino che protegge da meningite, sepsi, polmonite e otite

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Ogni anno, in tutto il mondo, le infezioni da pneumococco uccidono 1.600.000 persone, tra i quali circa un milione di bambini. I dati arrivano dall’ Organizzazione mondiale della sanità (OMS), per una campagna di sensibilizzazione al vaccino. Nei Paesi che hanno adottato la vaccinazione antipneumococcica nei programmi di immunizzazione nazionale, come ad esempio l’ Italia, è stato infatti possibile ridurre del 95% l’ incidenza di patologie invasive da sierotipi vaccinali, come meningite e sepsi, che possono portare a morte o a invalidità permanenti.

PERCHE’ FARE IL VACCINO
L’ immunizzazione tramite il vaccino protegge anche dalle infezioni pneumococciche non invasive, come quelle che causano polmonite e otite in particolare, meno gravi ma più frequenti, e per le quali sono spesso necessari ricoveri ospedalieri e lunghe terapie antibiotiche.

UN NUOVO TIPO DI VACCINO
Proprio in questi giorni èin fase di registrazione un nuovo vaccino antipneumococco, in grado di proteggere i bambini da 13 ceppi diversi dello stesso batterio. In attesa della sua introduzione, la vaccinazione procede con l’ eptavalente, che ha già dato prova di tollerabilità, immunogenicità ed efficacia.

L’ introduzione di un nuovo vaccino che va a sostituire o a migliorarne uno già esistente – sottolinea Walter Ricciardi, dell’ università Cattolica del Sacro Cuore di Roma – è un’ assoluta novità per la sanità pubblica. La sostituzione di un prodotto già adottato in quasi tutto il territorio nazionale impone attente valutazioni per assicurare un reale e tangibile miglioramento per la comunità“.

LA VALUTAZIONE DEL NUOVO VACCINO
Poichè il vaccino tutt’ oggi esistente è valido, bisognerà valutare attentamente il nuovo farmaco introdotto, attraverso dei criteri di giudizio molto precisi: il primo da rispettare è il correlato di protezione, termine con cui l’ Oms ha fissato la concentrazione minima di anticorpi che deve essere rispettata da tutti i vaccini per offrire protezione non solo nei confronti del singolo paziente, ma anche e soprattutto della collettività.
Il rispetto di questo standard – spiega David Goldblatt, responsabile Oms per i correlati di protezione dei vaccini e membro dello Strategic Advisory Group of Expert (Sage) della stessa Oms – è fondamentale soprattutto nel caso di introduzione di un nuovo vaccino che si ponga l’ obiettivo di migliorare i risultati ottenuti dalla vaccinazione corrente“.

Ogni sierotipo contenuto in un vaccino pneumococcico – prosegue l’ esperto – deve raggiungere una concentrazione anticorpale minima di 0.35 microgrammi per millilitro nei pazienti vaccinati, per garantire almeno un’efficacia equivalente a quello già impiegato, assicurando la protezione della comunità. Se il nuovo vaccino non rispetta questo standard, non può essere definito migliore del precedente, poiché non in grado di garantire la stessa efficacia in termini di immunogenicità“. Il correlato di protezione non è tuttavia l’ unico criterio necessario per l’ introduzione di un nuovo prodotto.

E’ infatti senz’ altro essenziale – evidenzia Carlo Signorelli, dell’ università di Parma – che il nuovo vaccino abbia almeno la stessa efficacia e sicurezza di quello già a disposizione della sanità pubblica, ma deve anche offrire protezione verso i sierotipi emergenti, coprire un’ ampia gamma di patologie, esser compatibile con i calendari vaccinali, associabile ad altri vaccini, sicuro e avere un buon rapporto costo-efficacia“. Una serie di prove che finora il vaccino eptavalente già sul mercato ha ampiamente superato. E che dovranno superare i nuovi vaccini presto a disposizione, uno con 10 sierotipi e un altro con 13.

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