Allenare il cervello e la memoria protegge dall’ Alzheimer. La ricerca dell’ Istituto Scientifico San Raffaele

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Allenare il cervello e la memoria protegge dall’ Alzheimer. La ricerca dell’ Istituto Scientifico San Raffaele

Basta un cruciverba, imparare a memoria una canzone, esercitarsi a parlare una lingua straniera o ripetere le tabelline per mantenere allenato il cervello.
Questi semplici esercizi stimolato il cervello e lo proteggono dall’ Alzheimer: un cervello allenato infatti rallenta l’ insorgere dell’ Alzheimer e ne smorza i sintomi.
Lo dimostra uno studio europeo che ha coinvolto diversi centri di ricerca, coordinati dai ricercatori dell’ Università Vita-Salute San Raffaele e dell’ Istituto Scientifico Universitario San Raffaele, pubblicato su Neurology.
Secondo la ricerca, le persone che tengono il cervello continuamente in esercizio e anche chi svolge attività intellettualmente impegnative o ha un grado alto di istruzione, si munisce di un ” cervello di scorta ” che entra in funzione se l’ Alzheimer colpisce, rallentandone il decorso e l’ aggressività.
Se l’ Alzheimer danneggia i neuroni e le loro connessioni, un cervello ben allenato se la cava lo stesso, utilizzando le altre connessioni sane come riserva.

I RIULTATI DELLA RICERCA SULL’ ALZHEIMER
Lo studio è stato condotto su 300 malati di Alzheimer e 100 anziani con lievi disturbi della memoria per una durata di 14 mesi: avevano tutti diversi livelli di istruzione e facevano lavori diversi, dal manager alla casalinga.
La ricerca ha evidenziato che chi aveva un grado di istruzione più alto o svolgeva un’ attività intellettualmente più impegnativa, mostrava i sintomi della malattia più tardi rispetto a casalinghe o disoccupati, e riusciva, ad esempio, a ricordare meglio degli altri e con più facilità il nome di un oggetto, questo nonostante la malattia ne avesse già danneggiato neuroni e sinapsi, condizione normalmente causa dei sintomi della malattia, tra cui la perdita della memoria.

Un cervello allenato, in sostanza, sviluppa più sinapsi (le connessioni tra neuroni) che si trasformano in una preziosa scorta quando la malattia aggredisce. Questa “scorta” è stata scoperta grazie alla tomografia ad emissione di positroni (Pet) ed è stata chiamata “riserva funzionale”. Grazie a questa, le persone più istruite sono in grado di sostituire le sinapsi danneggiate dalla malattia con altre funzionanti, riducendo così i sintomi invalidanti dell’ Alzheimer, una piaga che colpisce sempre di più la società che sta diventando sempre più vecchia: nel mondo i malati di Alzheimer sono 25 milioni e in Italia almeno 500mila. Di questa malattia soffre il 20 per cento della popolazione sopra i 65 anni.

Diventa fondamentale combattere l’ analfabetismo, dice Daniela Perani, coordinatrice dello studio, proprio per ritardare l’ esordio della malattia. Bisogna trovare i mezzi per favorire la lettura e stimolare le attività intellettuali nella popolazione e non solo in quella anziana: queste sono solo alcune delle strade che si possono percorrere per combattere, sin da bambini, la malattia.

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