La Sindrome del cuore infranto protegge il cuore

di Redazione Commenta

La vita ci mette spesso di fronte a situazioni difficili da affrontare che provocano una forte condizione di stress o un vero e proprio trauma. Quante volte abbiamo detto “gli si è spezzato il cuore”, per un avvenimento doloroso, una separazione, un lutto, la perdita di un amore a lungo coccolato o la scomparsa di un amico in condizioni tragiche. A venirne fuori ci aiutà la Sindrome del cuore infranto che protegge il cuore.

In pratica, è una sorta di autoprotezione cardiaca che alleggerisce gli eccessivi scarichi di adrenalina che potrebbe danneggiare il cuore seriamente. La Sindrome del cuore infranto è un perfetto meccanismo di difesa che va a proteggere il cuore nel momento in cui compare una temporanea insufficienza cardiaca a seguito della forte emozione provata.

Questa particolare condizione ha un nome ben preciso, si chiama cardiomiopatia da stress e colpisce le persone che devono affrontare una forte emozione, un lutto o una separazione, ad esempio, un forte stress emotivo che può avere gravi conseguenze su chi lo subisce. Ma il cuore, che è un organo perfetto, cerca in qualche modo di proteggersi da questa momentania malattia del cuore.

Lo dice uno studio condotto dell’Imperial College di Londra e pubblicato sulla rivista Circulation. Sian Harding, professore presso il National Heart and Lung Institute (NHLI) dell’Imperial College di Londra, ha voluto commentare:

L’effetto stimolante dell’adrenalina sul cuore è importante per aiutarci a mandare più ossigeno in tutto il corpo durante situazioni stressanti, ma può essere pericoloso se questo va avanti troppo a lungo. Nei pazienti con cardiomiopatia Takotsubo, l’adrenalina funziona invece in modo diverso e “spegne” il cuore. Questo sembra proteggere il cuore da una sovrastimolazione.

Secondo i ricercatori, il 2 percento delle persone colpite da un infarto cardiaco, erano invece vittima di uno scarico eccessivo di adrenalina, i sintomi si somigliano molto, dunque, facilmente confondibili. Secondo lo studio inglese, in questi casi, l’organismo reagisce autonomamente, modifica la risposta all’adrenalina riducendo sangue e ossigeno pompato nel cuore. La maggioranza delle persone si riprende nel giro di qualche giorno o, al massimo, settimana.

Photo credit: AtlasWebConsulting su Flickr

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