E-terapy: terapia con la playstation per combattere il tumore infantile

di Redazione Commenta

In ospedale un videogame insegna ai ragazzi colpiti dal tumore come combattere il nemico che è in loro: è un modo per accettare le cure e guarire più in fretta. Sulla scena internazionale da pochi mesi, Roxxy ha già all’ attivo un fan club in interner e un esercito di ammiratori in 78 paesi. Nel suo blog su MySpace la nuova star dei videogame protagonista di Re-Mission ostenta un look da Lara Croft, eroina virtuale. Una killer professionista molto minuta e armata che deve calarsi all’ interno del corpo umano per combattere il nemico numero uno, il più cattivo di tutti: il tumore. Re-Mission è un gioco ma è anche una terapia, apprezzata anche in Italia nonostante siano molto limitati gli spazi per attività di questo tipo nei nostri centri di eccellenza che sono una cinquantina. Le statistiche registrano 1500 nuovi casi di tumore infantile all’ anno, e i dati sono resi noti da Benilde Mauri (presidente dell’ Agop, associazione che assiste le famiglie degli adolescenti ammalati di tumore). Entro dicembre 2008 aprirà a Roma la Casa dei Colori, struttura destinata ad ospitare i malati e le loro famiglie, dove ci si prenderà cura dei bambini e degli adolescenti e delle loro famiglie facendo anche ricorso a terapie occupazionali alternative. Come i videogiochi, appunto. Si fa ben poca e-terapy nei nostri reparti di oncologia e le eccezioni si contano: l’ Ospedale Meyer di Firenze che ai piccoli pazienti dedica un sito laboratorio (www.lapresadellapastiglia.it) e ai più grandi addirittura una TV con programmi autoprodotti dai ragazzi ricoverati; poi il Gemelli di Roma, dove la playstation fa capolino in tutte le camerette.

Re-Mission è stato progettato per ragazzi che devono confrontarsi con una dura realtà, quella del tumore, e insegna loro con un linguaggio fantasioso ma scientificamente preciso come affrontare la malattia per vincerla. Di fatto Ellen La Pointe di HopeLab è l’ organizzazione no profit che produce il videogioco e lo distribuisce in tutto il mondo. HopeLab è un centro ricerche hi-tech della Silicon Valley; in Canada e negli Stati Uniti ha reclutato decine di cervelloni con l’ incarico di inventare strumenti digitali di supporto alle cure contro i tumori infantili e i disturbi dell’ alimentazione. Rinforsi terapeutici insomma, ma assolutamente gratuiti: Re-Mission si scarica dalla rete a zero costo, chi vuole il disco per la playstation basta che versi un’ offerta libera.

Quella signora non propone fumo“, commenta Gianluca Castelnuovo docente di pasicologia clinica all’ università Cattolica di Milano e pioniere della e-terapy in Italia. Il gioco e la competizione anche coi ragazzi sani restituiscono all’ adolescente malato una sensazione di normalità che cure e ospedale gli negano. Se lo stato d’ animo migliora, aumenta anche la risposta immunitaria. La psicometria dimostra che i valori dei linfociti T (le cellule che innescano le difese dell’ organismo) crescono di pari passo con il benessere psicologico.

Anche noi adotteremo Re-Mission“, afferma Umberto Tirelli, che all’ Istituto Tumori di Aviano dirige il dipartimento di oncologia. I ragazzi ricoverati ascoltano musica, guardano video, giocano al computer in uno spazio tutto loro. Ma un videogioco come Re-Mission è utilissimo se, in aiuto al medico, convince un ragazzino a prendere farmaci che gli salveranno la vita. E’ d’ accordo Marco Bonanno, psico-oncologo che lavora all’ Agop: proiettare in un videogioco emozioni tanto forti come quelle che un ragazzo vive durante la malattia è liberatorio. Ma a condizione che lui lo voglia, perchè di fronte alle cure per il tumore la tentazione di rifiutarle è tanta. La malattia viene vissuta come una minaccia interna che nessun esame riesce a visualizzare. Il videogame restituisce un’ immagine all’ aggressore e in qualche modo lo rende più vulnerabile.

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