Il pipistrello vampiro che uccide e terrorizza il Perù

di Redazione Commenta

Di tanto in tanto vengono fuori dei nuovi animali molto aggressivi che causano la morte improvvisa di tante persone. Se ne parla come di una piaga anche se poi spesso è tutto localizzato. L’allarme arriva comunque perché “chissà se ci sarà anche da noi”. È il caso del pipistrello vampiro peruviano. 

Non siamo ancora ai livelli della zanzara dengue che ha diffuso una vera epidemia e che potrebbe essere pericolosa anche nel nostro Paese e non siamo nemmeno ai livelli del virus zika che per ora terrorizza gli atleti pronti a volare in Sudamerica ma non c’è da scherzare nemmeno con il pipistrello vampiro che sta mettendo alla prova il governo del Perù già impegnato ad arginare altre emergenze sanitarie.

Il governo peruviano, come scrive La Stampa, si è trovato ad affrontare un’altra emergenza, il virus della rabbia che ha colpito ancora le popolazioni indigene della foresta amazzonica nella regione di Loreto.

Questa volta sono almeno 12 i bambini morti dopo essere stati morsi dai pipistrelli vampiri. A colpire è il desmodus rotundus, una specie che vive nella stessa zona delle popolazioni indigene, etnia Achuar, e che è spinta ai margini del suo habitat naturale compromesso dalla deforestazione e dall’estrazione di greggio. Un problema che interessa anche le popolazioni indigene a cui il governo ha garantito delle riserve. I pipistrelli quando non trovano sufficiente cibo tra gli animali selvatici e il bestiame attaccano le persone e succhiano il sangue.

Come si è arrivati a tanto? C’è da chiederselo anche perchè non siamo di fronte ad una prima volta. È sempre il quotidiano torinese a raccontare:

È successo anche a giugno dell’anno scorso, quando sono morti tre bambini di una comunità vicino alla frontiera con l’Ecuador, sulle sponde del rio Curaray a 1120 chilometri dalla capitale Lima. Le vittime di etnia Kichwa avevano 9, 7 e 3 anni. Il fenomeno si è ripetuto nel 2013 e nel 2011, in tutto morirono 19 nativi, sempre nel nord del paese. Questa volta a farne le spese sono stati bambini tra gli otto e i 15 anni colpiti a partire da settembre scorso. Questa volta il governo ha deciso di cambiare strategia.

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