Il fumo fa più male alle donne in menopausa, tutta colpa degli ormoni

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E’ una cattiva abitudine che non fa bene a nessuno, ma per le signore dalla menopausa in poi il rischio è cinque volte maggiore. Durante il recente congresso della Società Europea di Cardiologia sono stati presentati i risultati di uno studio europeo mirato a valutare in che misura alcuni fattori di rischio influenzino lo spessore delle carotidi, due grosse arterie situate ai lati del collo attraverso cui il sangue irrora il cervello, garantendogli l’ossigeno e il nutrimento. La ricerca ha stabilito che il fumo di sigaretta, grande nemico dei vasi sanguigni, è cinque volte più pericoloso per le donne rispetto a quanto non lo sia per gli uomini.

Perchè una sigaretta fumata da una donna equivale a cinque fumate da lui? Nulla si sa di certo, anche se si ipotizza che molto possa dipendere da una questione ormonale. Fino alla menopausa la donna è protetta dai danni del fumo dagli estrogeni (gli ormoni prodotti dalle ovaie durante il periodo fertile). Con la cessazione del flusso mestruale e la fine della produzione ormonale, non solo termina questa sorta di immunità, ma addirittura la donna diventa più vulnerabile.

Oggi è noto che dopo i 55-60 anni di età, a parità di numero di sigarette fumate, una donna è più esposta dell’uomo ai pericoli indotti dal fumo sulle arterie e, in particolare, su carotidi e coronarie.

Non è solo il fumo a fare più male alle donne che agli uomini: lo stesso vale anche per le bevande alcoliche. Per questioni strettamente genetiche, l’organismo femminile elimina l’alcol più lentamente rispetto a quello maschile. Questo lo rende maggiormente vulnerabile nei confronti dei danni che esso produce su organi e apparati. In particolare, le donne vanno incontro molto più rapidamente dell’uomo al deterioramento che l’abuso di alcol determina su fegato e cervello.

Gli esami utili da fareLo spessore delle carotidi si può misurare attraverso un’eco Doppler (è un’ecografia che controlla anche la velocità di scorrimento del sante). Se questo esame, semplice e non invasivo, ne evidenzia un ispessimento importante, si può essere autorizzati a ritenere che anche le coronarie presentino un problema simile. Costituiscono un’ulteriore prova il colesterolo alto e un aumento della pressione sanguigna oltre i valori normali, che sono 89 per la minima e 139 per la massima.

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