MALATTIE NEUROLOGICHE E DISABILITÀ: SFIDE E NOVITÀ SUL FRONTE DELLA RICERCA

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Ne soffre oltre un miliardo di persone nel mondo, con un trend di crescita allarmante nei prossimi 20 anni. I disturbi neurologici sono destinati a diventare la principale causa di morte o di gravi disabilità. Anche in Italia i numeri sono allarmanti: 150.000 nuovi casi di ictus ogni anno, 300.000 i pazienti con malattia di Parkinson, 120.000 le persone con sclerosi multipla, secondo i dati della Società Italiana di Neurologia (SIN).

“A fronte di questi numeri – ha affermato Gianluigi Mancardi, Presidente SIN e Direttore della Clinica Neurologica dell’Università di Genova – la sfida della neurologia italiana per il futuro si presenta davvero impegnativa e sarà necessario uno sforzo comune per mantenere i livelli scientifici e migliorare quelli assistenziali in ambito neurologico. Se da un lato, infatti, siamo al terzo posto in Europa e al settimo nel mondo per il numero di pubblicazioni scientifiche in neurologia, dall’altro la qualità dell’assistenza medica, seppur di buon livello, deve fare i conti con i modesti investimenti in sanità, ricerca e formazione nel nostro Paese”.

In particolare, le terapie con anticorpi monoclonali si stanno rivelando efficaci nella cura dei pazienti con sclerosi multipla e, nel futuro, potranno essere utilizzate anche per il trattamento del Parkinson. Senza trascurare le nuove tecnologie diagnostiche e l’innovazione digitale, che consente di monitorare a distanza l’evoluzione della malattia.

Il modello di cura “integrato” sembra essere oggi l’approccio migliore e di più sicura efficacia da adottare nella gestione delle più diffuse patologie neurologiche, come il Parkinson, l’Alzheimer e le varie forme di demenza.

“Si deve tenere presente che le malattie neurologiche croniche coinvolgono tutte le età della vita – spiega il Professor Mario Zappia, Segretario della SIN, Ordinario di Neurologia presso l’Università di Catania e Direttore della Clinica Neurologica del Policlinico Vittorio Emanuele di Catania – dall’infanzia (paralisi cerebrali infantili, epilessia), all’età giovanile (sclerosi multipla), alla vecchiaia (Alzheimer, Parkinson). Da questo punto di vista è necessario che i sistemi sanitari adeguino le risorse e i servizi dedicati all’assistenza alle malattie neurologiche croniche in funzione di prospettive temporali pluridecennali”.

Dunque, il trattamento delle malattie croniche sarà la sfida sanitaria per i prossimi anni. Ciò comporta un cambiamento profondo nell’organizzazione dei sistemi sanitari, ma non solo. La cronicità, infatti, nella maggior parte dei casi deve fare i conti con disabilità gravi, perdita dell’autonomia, peggioramento della qualità della “vita indipendente”. Una condizione, questa, che non coinvolge solo la terza età, ma anche persone giovani e over50. Nelle fasi post-acute è necessario, in molti casi, affiancare alle terapie farmacologiche e riabilitative, l’installazione di presidi tecnologici di supporto alla mobilità, interna ed esterna all’abitazione. Abbattere ogni tipo di barriera architettonica è la condizione per garantire l’autonomia.

A queste esigenze rispondono alcuni prodotti sul mercato, che uniscono alta tecnologia e design, funzionalità e rispetto degli spazi abitativi. Come il montascale a poltroncina Vivace  di KONE Motus, una comoda sedia per salire le scale: è la soluzione ideale sia per gli spostamenti da un piano all’altro della casa, anche con scale esterne, sia per scale condominiali. È adatto a percorsi complessi, rettilinei e curvilinei, ha un ingombro minimo e un design elegante e moderno.

In alternativa, il miniascensore è un’ottima soluzione per superare le barriere architettoniche in casa e per rendere nello stesso tempo un edificio più pregiato e comodo.

Armonico di KONE Motus è un miniascensore domestico dal design esclusivo, occupa poco più di un metro quadro, si installa rapidamente e senza la necessità di interventi invasivi, è adatto a spazi interni ed esterni.

Armonico facilita la mobilità quotidiana di tutti gli utenti: anziani, disabili, persone reduci da infortuni o con patologie croniche invalidanti.

“Partendo dal principio dell’osservanza e del rispetto dell’articolo 13 della Convenzione del 2006 delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità – conclude il professor Zappia – il modello di riferimento dovrebbe essere quello del “Chronic Care Model” (CCM), un sistema integrato che si occupa non solo del recupero fisico e psicologico, ma che in più stimola le persone a svolgere un ruolo proattivo nel miglioramento della propria condizione”.

Un modello di cura integrato, che dovrà essere sviluppato secondo tre direttrici fondamentali: evitare lo stigma della malattia neurologica, promuovere la conoscenza e l’informazione, incrementare i servizi e migliorare le tecnologie a sostegno della “vita indipendente”.

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