Fecondazione assistita nel caos, i casi della Toscana e della Liguria

di Redazione Commenta

Prima di puntare il dito contro queste regioni bisogna spiegare a cosa è dovuto il caos: la fecondazione assistita non è mai stata inserita nei livelli essenziali di assistenza, nei LEA. Le Regioni, a seguito dei tagli non hanno più le risorse per soddisfare le esigenze delle coppie infertili. Ecco cosa sta succedendo. 

L’Italia della fecondazione assistita è nel caos più totale perchè le strutture che dovevano garantire il servizio sono a corto di soldi. Se la fecondazione assistita fosse stata inserita nei LEA da due anni a questa parte, forse non si sarebbe arrivati a tanto.

A soffrire ci sono soprattutto la Toscana e la Liguria. La prima delle due regioni ha stoppato l’ingresso delle coppie non toscane che almeno prima erano inserite in una lista d’attesa, adesso nemmeno più quello. La Liguria ha fatto invece una scelta più “etica” decidendo di rimborsare le pazienti ma non tutte: le donne più giovani sono state invitate ad aspettare per sottoporsi al trattamento perché hanno più tempo per ritentare o per procreare. Maria Paola Costantini, avvocato di Cittadinanzattiva, referente per la procreazione medicalmente assistita, spiega:

“La Toscana – ricorda il legale che ha seguito le coppie ricorse alla Consulta contro i vari ‘paletti’ della legge 40/2004 -non accoglie più le coppie che provengono da altre Regioni, se queste ultime non hanno inserito nei Lea la Pma o non hanno stipulato specifici accordi. Fino a questo momento sono state ‘esaurite’ le coppie già in trattamento, con una proroga fino al 1 gennaio. Poi, il ‘finimondo’ scaturito da questa ‘chiusura delle frontiere’: quasi nessuna Regione italiana concede il nessun nulla osta alle coppie in partenza verso la Toscana, non solo per lafecondazione eterologa, ma anche per l’omologa. O lo danno secondo assurdi criteri di discrezionalità. LaLiguria, ad esempio, autorizza le coppie in cui la partner femminile ha almeno 40 anni e non le pazienti più giovani, che devono accollarsi le spese in toto”.

“Secondo la Liguria, dunque – analizza Costantini – le donne più giovani possono anche aspettare l’erogazione del ciclo di trattamento nei centri genovesi (dove esistono liste d’attesa di oltre un anno) perché hanno più tempo a disposizione”. Quando anche tra le pazienti più giovani potrebbero esserci situazioni di scarsa riserva ovarica, di imminente menopausa precoce o di endometriosi al IV stadio, in cui l’attesa anche di un anno potrebbe precludere la possibilità di poter eseguire il ciclo di trattamento.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>