Malattie sessualmente trasmissibili annientate dalla monogamia

di Redazione Commenta

Secondo un recente comunicato diffuso da molte agenzie Ansa inclusa, la monogamia sarebbe stata introdotta nel nostro ordinamento per evitare la proliferazione delle malattie sessualmente trasmissibiliDa sempre tutti i sistemi di controllo delle nascite, dalla monogamia al divieto del sesso prematrimoniale, avevano come obiettivo quello di evitare che la popolazione crescesse a dismisura o che le malattie si propagassero a macchia d’olio. Di fatto, però, nessuno aveva approfondito l’argomento con un’inchiesta così precisa come quella effettuata dai ricercatori guidati da Chris Bauch, dell’università canadese di Waterloo.

Al bando il romanticismo che manca agli adulteri e al bando anche ogni misticismo. L’uomo ha deciso di essere monogamo soltanto per evitare il proliferarsi delle malattie. Altruismo? No, egoismo, visto che la monogamia è da intendere come strumento necessario e indispensabile per proteggersi da sifilide e malattie a trasmissione sessuale.

Molti interpreteranno questa come una scelta noiosa, utile dal punto di vista della procreazione ma forse un po’ troppo imposta per non rendere anche il tradimento avvincente. In effetti la monogamia adesso entrata nel nostro ordinamento, è stata imposta con la minaccia di punizioni già nell’epoca preistorica. Secondo lo studio pubblicato sulla rivista Nature Communications, la monogamia sarebbe stata la norma sociale più adatta a contenere le infezioni a trasmissione sessuale, molto più diffuse con la poligamia. Come recita l’Ansa.

I ricercatori hanno cercato di capire quali fattori abbiano influenzato di più questa transizione dalla poligamia alla monogamia, simulando l’evoluzione di diverse norme sulle relazioni sociali e l’accoppiamento, sulla base di parametri demografici reali e la trasmissione delle malattie. Hanno così visto che nelle prime tribù di cacciatori-raccoglitori, era comune che pochi maschi si accoppiassero con più donne per aumentare il numero di figli. In queste piccole società, dove c’erano al massimo 30 individui sessualmente maturi, le epidemie di infezioni a trasmissione sessuale duravano poco e non avevano un grande impatto sulla popolazione.

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