Alluce valgo, un problema più femminile, gli interventi per eliminarlo

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Deforma il primo dito del piede con un’antiestetica cipolla, può essere molto dolorose e rende difficoltoso camminare e indossare le scarpe; è l’alluce valgo, la malattia più diffusa a carico del piede. Lo sfregamento della “cipolla” contro le scarpe causa ulcerazioni e dolore. La deformazione del dito compromette la stabilità e porta a dolori e callosità sulla pianta del piede (metatarsalgie). Con il peggiorare della deformazione si rende, quindi, più difficile indossare le scarpe e camminare.

L’alluce valgo è un problema quasi principalmente delle donne, all’origine della deformazione dell’alluce vi è spesso una predisposizione genetica, che vede più esposte le donne adulte. Svolgono un ruolo determinante anche le scarpe indossate abitualmente (quelle a punta stretta e i tachi alti favoriscono la deformazione dell’articolazione del primo dito) e l’anatomia del piede, il piede piatto è più a rischio.

La PDO per l’alluce valgo, una tecnica mininvasiva
Questa tecnica, chiamata anche “osteoctomia metodo Bosch”, prevede l’incisione del metatarso, ma è comunque mininvasiva. Si opera in anestesia tronculare e si applica una fascia emostatico attorno alla caviglia, serve per ridurre l’afflusso di sangue al piede, per lasciare libero il campo operatorio e ridurre il sanguinamento. L’operazione dura circa 15-20 minuti e si esegue in day hospital

Dopo l’operazione, il filo di acciaio che fuoriesce dalla punta dell’alluce, che va tenuto per circa un mese, viene rimosso in ambulatorio. Si può camminare subito, sempre con la scarpa aperta e la suola rigida, fino alla rimozione del filo, quindi si può passare a una scarpa più larga, riprendendo poi gradualmente a camminare.

Per i primi 3-4 giorni occorre seguire una cura antibiotica per prevenire eventuali infezioni, per 10-15 giorni bisogna sottoporsi a una cura di farmaci antitrombotici (un’iniezione quotidiana sotto pelle), serve per evitare il rischio di trombi ed è prevista in tutte le operazioni agli arti inferiori, per via della relativa immobilità e in questo caso per l’uso, durante l’operazione, della fascia emostatica. Non serve nella tecnica percutanea, perchè in quel caso non si ricorre alla fascia emostatica.

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