Lo yoga è una scienza completa della vita, impariamo a conoscerlo

di Redazione Commenta

Supponiamo che ci siano 4 mele: due più due. Nel caso dell’addizione ogni mela manterrà la sua individualità immutata prima e dopo l’addizione. Nel caso dell’unificazione le parti che si uniscono non mantengono le loro identità separate. Possiamo fare una similitudine con la miscela di acqua e zucchero: quando lo zucchero si unisce all’acqua dà origine a una soluzione. In questo caso lo zucchero e l’acqua non possono mantenere le loro identità separate. Questo è quello che si intende col termine “unificazione”, unione del corpo con la mente e lo spirito, del microcosmo col macrocosmo, della mente individuale con l’infinita Coscienza Cosmica. (BRAHMACAKRA: ciclo della creazione).

Molte sono ancora le opinioni errate sull’antichissima disciplina dello Yoga, che spesso viene circondata da una sorta di alone “magico”. Lo Yoga è una scienza completa della vita che ha avuto origine in India migliaia di anni fa. È il più antico metodo di crescita personale del mondo, comprendente il corpo, la mente e lo spirito.

Gli antichi praticanti Yoga possedevano una profonda comprensione della natura umana e di tutto ciò di cui l’uomo abbisogna per vivere in armonia con se stesso e con ciò che lo circonda. Essi percepivano il corpo come un veicolo alla cui guida sta la mente, mentre l’anima è la vera identità dell’uomo. L’azione, le emozioni e l’intelligenza sono le tre forze che muovono il “veicolo corpo”. Per consentire uno sviluppo integrato, queste tre forze debbono essere in equilibrio.

Gli antichi yogi (rishi), migliaia di anni fa, avevano adottato l’abitudine di osservare gli animali della foresta notando che ognuno di loro possedeva determinate qualità e che ognuno di loro assumeva posizioni peculiari. Imitandone le posizioni, gli Yogi osservarono benefici effetti anche sul loro corpo. Per esempio, il pavone è un’animale caratterizzato da un grande potere digestivo al punto che può digerire perfino un serpente velenoso e quindi, adottando una posizione che assomigli a quella del pavone, si può rafforzare notevolmente il tratto intestinale.

Gli Yogi erano arrivati in maniera del tutto empirica alla deduzione dei legami causa-effetto esistenti fra l’esecuzione di determinati esercizi e i benefici che ne nascevano e avevano creato una serie di esercizi chiamate ASANA (posizione mantenuta confortevolmente). Dai testi antichi emerge la capacità sottilissima dei rishi di percepire con grande nettezza fenomeni naturali, loro connessioni e meccanismi normalmente invisibili e comunque difficili da cogliere anche per la scienza occidentale, giunta a conclusioni analoghe assai tardivamente.

“Se la concezione del divino determina il carattere di una civiltà dovremmo concludere che l’Occidente ha subordinato il suo senso del divino a un principio esterno indirizzando lo sguardo a un luogo lontano e irraggiungibile, una presenza totalmente altra dispersa nell’immensità dell’universo, un Dio che non è in me ma è fuori di me … Al contrario l’Oriente ha posto nella dimensione interiore dell’anima il suo centro e ha fondato il suo senso a partire da questa sconvolgente intuizione: il principio divino dimora in me, ovvero: “Io sono Dio”(Tat twam asi, Tu sei quello) . Perciò l’unica scienza desiderabile è quella che si pone davanti all’anima e l’unica tecnica possibile è quella che conduce alla conquista dell’anima stessa”.

Fonte: Psicologia dello Yoga – Marcello Busato

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