Dall’artrosi non si scappa, ma si può vivere meglio con le cure appropriate

di Redazione Commenta

L’artrosi è un progresso degenerativo a carico delle articolazioni. Si tratta di un consumo, lento ma inesorabile, della cartilagine di interposizione, ossia la pellicola protettiva che investe le estremità delle due ossa che compongono l’articolazione. Come conseguenza, le due ossa finiscono con lo sfregare tra loro l’articolazione colpita perde la sua funzionalità, diventa rigida, scricchiola e a lungo andare impedisce i movimenti.

Ci sono due forme di artrosi. La primaria, di origine ereditaria, che non dipende dall’abuso dell’articolazione ma tende a colpire con maggior frequenza le persone che hanno altri casi di artrosi in famiglia. Una tipica artrosi primaria è quella alle articolazioni del polso e delle dita.

La forma secondaria dell’artrosi, invece, è la conseguenza di un uso eccessivo dell’articolazione. Lo sviluppo della malattia può essere favorito anche da sovrappeso, sedentarietà, scoliosi, traumi alle ossa, che alterano l’equilibrio della struttura.

Il sintomo più caratteristico dell’artrosi è il dolore, che si accentua durante il movimento e tende a scomparire durante la notte. In alcuni casi, può subentrare anche una rigidità articolare e muscolare, ovvero una difficoltà a muovere le articolazioni e i muscoli.

Per tenere sotto controllo i sintomi dell’artrosi si usano gli antidolorifici, come il paracetamolo e, se è presente anche infiammazione, gli antinfiammatori come l’ibuprofene o il diclofenac. In ogni caso, prima di assumerli, è necessario consultare il medico.

In alternativa, il medico può consigliare un ciclo di infiltrazioni che permettono di trasportare i farmaci direttamente nell’articolazione malata. Si possono utilizzare l’acido ialuronico o i corticosteroidi (cortisone). L’acido ialuronico aiuta a controllare dolore e infiammazione per alcuni mesi. In genere sono consigliati due – tre cicli all’anno ed ogni ciclo prevede cinque infiltrazioni (una alla settimana). Gli effetti del cortisone sono più limitati: durano al massimo per due o tre settimane. Il cortisone viene usato solitamente per tamponare le situazioni più complicate (in genere, si consigliano poche sedute a distanza ravvicinata).

Per migliorare la situazione si può ricorrere anche al fisioterapista che può insegnare al paziente movimenti ed esercizi che rafforzano muscoli e tendini e aiutano a ridurre i dolori. Anche le terapie fisiche, come gli ultrasuoni o la ionoforesi, in alcuni casi possono aiutare a tenere sotto controllo i sintomi dell’artrosi per qualche mese.

Per combattere l’artrosi è fondamentale anche muoversi: in questo modo si rafforza il tono muscolare e quello tendineo. Solo durante la fase acuta della malattia, quando il dolore è molto forte, è utile stare fermi. La cosa migliore è praticare ginnastiche dolci, come lo stretching, lo yoga, il nuoto, che prevedono movimenti armonici e non troppo intensi per l’organismo. Si possono seguire un paio di lezioni da un’ora, due volte alla settimana.

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