Nuovi tipi di Ipertensione: da stress, da impiegato e da pocker

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C’ è quella dell’ impiegato frustrato e c’ è quella da crisi economica. Ma ci sono anche quelle da pokerista, da esaminando, da amante insicuro, da automobilista, da tifoso e da fumatore. Sono le forme di ipertensione del Duemila: picchi di pressione alta legati allo stress di un momento, ma che alla lunga possono creare seri problemi di salute. A disegnare la nuova ‘cartina geografica’ del primo fattore di rischio cardiovascolare è una ricerca coordinata da Giuseppe Mancia, presidente del congresso annuale della Società europea dell’ ipertensione.

L’ IDENTIKIT DELL’ IPERTESO
Lo studio – spiega una nota – è stato condotto su pazienti sottoposti a un controllo della pressione arteriosa nelle 24 ore, attraverso uno strumento di registrazione ad hoc da indossare (holter pressorio). Andando a leggere i diari in cui i pazienti dovevano annotare cosa stessero facendo in quel preciso momento della giornata di rilevazione, Mancia e colleghi hanno valutato il rapporto fra picchi pressori e determinate situazioni. Risultato finale: la pressione arteriosa schizza alle stelle in almeno 7 tipologie di persone. Sette identikit dell’ iperteso ‘spot’.

1) Impiegato affaticato e non gratificato.

2) Giocatore di poker con un buon punto in mano.

3) Studente nel momento in cui comincia un esame, soprattutto universitario.

4) Amante in preda ad ansia da prestazione.

5) Automobilista in autostrada in fase di sorpasso.

6) Tifoso, specie quello davanti alla tv. In particolare, la sequenza dei calci di rigore viene definita “micidiale” per i suoi effetti sulla pressione.

7) Fumatore, perché il tabacco fa salire la pressione.

PRESSIONE SISTOLICA E DISTOLICA
Alla base di tutto c’ è lo stress che fa alzare la pressione sistolica (massima) e distolica (minima) di 6/7 mmHg – sottolineano Mancia e Guido Grassi, dell’ università degli Studi di Milano-Bicocca, ospedale San Gerardo di Monza – Sono picchi momentanei, ma a lungo andare possono creare problemi“, precisano gli specialisti. Per questo, aggiungono, “bisogna fare in modo, nei limiti del possibile, di evitare situazioni stressanti“.

Secondo gli esperti, “l’ innalzamento dei valori pressori nelle persone attanagliate dalla crisi merita un discorso a parte e deve far riflettere, perché non è limitata a un singolo e momentaneo episodio, ma si protrae nel tempo“. Non solo. L’ effetto crisi sulla pressione “è una realtà trasversale” che colpisce “uomini e donne, operai e impiegati“, fino ai “manager”.

STRESS E IPERTENSIONE ARTERIOSA
Grassi – che durante il meeting milanese riceverà il Folkow Award per le sue ricerche sul sistema nervoso simpatico nell’ ipertensione – ricorda come lo stress psico-fisico rientri, “assieme ad altri aspetti comportamentali e alle abitudini dietetiche, nel novero dei numerosi fattori che oggi si ritengono coinvolti nella genesi e nel mantenimento dell’ ipertensione arteriosa. La proficua gestione di tali fattori conferirebbe importanti vantaggi a livello sia individuale sia di popolazione, ma paradossalmente essa risulta molto difficile da potenziare e, soprattutto, da mantenere nel tempo“, evidenzia.

GLI STUDI SULL’ IPERTENSIONE ARTERIOSA
Lo stretta relazione fra condizioni stressanti e aumento della pressione, prosegue, “è stata ribadita dai risultati di una metanalisi di 125 studi, che ha evidenziato come questo effetto, pur decrescendo nel tempo, sia sempre particolarmente evidente negli emigranti meglio integrati nella cultura locale. Anche lo stress da impegni di lavoro influenza sfavorevolmente il controllo della pressione arteriosa: il lavoro che impone forti richieste e scarsa possibilità decisionale sembrerebbe responsabile di un incremento della pressione sistolica e diastolica di 6/7 mmHg, particolarmente nel caso in cui la pressione sia misurata sul posto di lavoro. Per questo motivo è stato suggerito che un programma di gestione dello stress sul posto di lavoro possa essere utile per la prevenzione dell’ipertensione. Analogamente, è stato proposto il trattamento dell’ipertensione attraverso tecniche di biofeedback o altre tecniche di gestione dello stress“.

IPERTENSIONE E STILE DI VITA
Tuttavia, ammette l’ esperto, “l’ impiego di queste tecniche non ha fornito risultati conclusivi. I risultati degli studi d’ intervento sono controversi. Nonostante l’ allettante ipotesi secondo cui, specie nei Paesi occidentali, fattori psicologici intensi come lo stress lavorativo, ma anche più in generale ansia o depressione, potevano svolgere un ruolo causale nell’ ipertensione arteriosa, da una recente interpretazione dei dati disponibili sembra emergere che questi fattori possano al più contribuire in qualche modo alla genesi della malattia coronarica, attraverso meccanismi per lo più indipendenti dall’ aumento pressorio“, puntualizza lo specialista.

IPERTENSIONE E RUMORE AMBIENTALE
Un ulteriore aspetto che merita di essere menzionato – dice Grassi – riguarda la relazione recentemente riportata tra ipertensione arteriosa e stress da esposizione cronica al rumore ambientale. Pur con difficoltà metodologiche legate alla presenza di numerosi fattori confondenti difficilmente evitabili – fa notare il medico – esistono infatti evidenze a favore di tale relazione in soggetti esposti a rumore sia occupazionale sia aeroportuale, con un rischio relativo rispetto ai soggetti non esposti pari a un aumento di 1,2 per 5 decibel d’ intensità di rumore ambientale“.

Nel loro insieme, riflette Grassi, “queste considerazioni rappresentano un ulteriore elemento di riflessione sull’ importanza di un intervento globale, inteso come modificazione complessiva dello stile di vita, ai fini della terapia dell’ ipertensione e della prevenzione cardiovascolare“, conclude.

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